Revenge porn alla dottoressa:
anche il vigile urbano la risarcisce
Leggi anche:
Un altro imputato ha risarcito la vittima e un altro ha manifestato la volontà di farlo. La vicenda è quella che vede protagonista una dottoressa 40enne bresciana vittima di revenge porn che nel febbraio del 2020 era stata licenziata da uno studio medico di Cremona per il quale lavorava. La donna aveva presentato una denuncia dopo che alcuni video hot privati erano diventati pubblici e virali. Quei video erano arrivati anche in tutta Italia e addirittura in Sud America.
Dieci gli imputati iniziali, otto uomini e due donne, accusati di aver diffuso il materiale hard. Due di loro avevano chiesto di essere processati con il rito abbreviato. Gli altri, tra cui un ex calciatore del Brescia e l’ex amante della donna al quale lei aveva inviato i video hot poi diventati pubblici, avevano invece scelto di discutere la richiesta di rinvio a giudizio. Gli accusati, tra cui anche un personal trainer, un buttafuori e un vigile urbano, avrebbero contribuito a far girare i video che la 40enne aveva registrato per mandarli solo all’ex amante, un 48enne accusato anche di diffamazione.
Uno degli imputati, un 27enne, era già uscito dal procedimento per aver chiesto scusa e risarcito la vittima, mentre il vigile lo ha fatto oggi in udienza preliminare. Un terzo, la figlia di un ex allenatore di calcio di Serie A, ne ha annunciato l’intenzione.
Dopo che il caso era diventato di pubblico dominio, la vittima era stata licenziata per danno di immagine dallo studio di Cremona per il quale collaborava in quanto anche sul posto di lavoro arrivavano chiamate da uomini che volevano un appuntamento con la professionista.
“L’incubo”, aveva spiegato la 40enne in un’intervista pubblicata su Vanity Fair, “è cominciato quando qualcuno, non so perché, ha fatto un collage di tre cose: i video, la mia foto profilo su Linkedin, dove indosso un cartellino medico con nome, cognome e numero di telefono, e una cartina di Google Maps che porta alla mia abitazione. In un attimo ho cominciato a ricevere mille chiamate da sconosciuti che volevano incontrarmi, gli uomini si appostavano fuori dalla mia porta, suonavano al campanello quando c’erano i miei figli in casa, si presentavano sul posto di lavoro”.
L’udienza preliminare è stata aggiornata al 29 giugno.
Sara Pizzorni