Cronaca

Export di acciaio: Cremona
al quarto posto in Italia

Cremona è la quarta provincia italiana per valore dell’export di acciaio, preceduta da Brescia, Udine e Mantova.

Nel 2021 ha venduto prodotti della siderurgia, tubi e altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio per 1,61 miliardi di euro, in crescita del 64,5%. Una variazione migliore della media nazionale del 51,7% e spinta all’incremento dei prezzi dell’acciaio (+36,5% mediamente).

È quanto emerge dall’elaborazione di dati Istat dell’Ufficio Studi siderweb.

«Le esportazioni di prodotti della siderurgia (41,6% del totale) – illustra Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb – hanno riportato una crescita del 65,2%, quelle di tubi e raccordi (53,7%) sono aumentate del 63,1% e quelle di prodotti della prima trasformazione dell’acciaio (4,7%) si sono incrementate del 61,7%. L’aumento delle esportazioni è dovuto alle maggiori vendite sia nei Paesi Ue (+67,6%) sia nei Paesi extracomunitari (+43,3%).

Le esportazioni verso l’Ue, che pesano per l’89,4%, hanno registrato le seguenti variazioni: Germania (+87,6%), primo Paese importatore, con una quota del 24,5%; Polonia (+46%), secondo Paese importatore, con una quota del 11,5%; Francia (+81,5%), terzo Paese importatore, con una quota del 10,9%; Spagna (+161,7%), quarto Paese importatore, con una quota del 6,8%; Austria (+69,2%), quinto Paese importatore, con una quota del 5,3%; Romania (+71,1%), sesto Paese importatore, con una quota del 5%; Repubblica Ceca (+64,4%) settimo Paese importatore, con una quota del 4%; Paesi Bassi (+70,4%), ottavo Paese importatore, con una quota del 3,8%; Belgio (+31,3%), nono Paese importatore, con una quota del 3,1%; Ungheria (+71,8%), decimo Paese importatore, con una quota del 2,5%.

Fuori dall’Ue da rilevare l’aumento delle esportazioni negli Stati Uniti (+39,7%), dodicesimo Paese importatore, con una quota del 2,3%; in Svizzera (+24,7%), tredicesimo Paese importatore, con una quota del 2,2% e in Turchia (+107,8%)».

Le esportazioni dei primi 20 poli siderurgici italiani sono passate da 12 a 19 miliardi di euro, con un incremento del 58,2%.

Variazioni positive molto più alte della media sono state registrate dai poli di Alessandria (+153,4%), Verona (+102%), Mantova (+89,8%), Genova (+84,9%), proprio Brescia (+67,6%), Taranto (65,2%) e Cremona (64,5%). Di contro, i poli con variazioni positive sotto la media sono Bergamo (+9,1%), Ravenna (+26,8%), Vicenza (+31,7%), Forlì-Cesena (38,3%), Monza e Brianza (+41,8%) e Torino (+44,1%).

I dati confermano il consolidamento della geografia dei poli produttivi dell’acciaio italiani che si è venuta a creare dopo la grande crisi del 2008. «Questo processo traspare, oltre che dall’andamento della produzione, anche da quello delle esportazioni – sottolinea Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb – che hanno registrato una riduzione molto più marcata nelle province dove sono (erano) presenti le aziende siderurgiche di maggiori dimensioni.

Infatti, nel 2021 rispetto al 2008, le esportazioni di prodotti siderurgici della provincia di Taranto (dove si trovano le Acciaierie d’Italia, ex Ilva) sono diminuite del 78,2%, relegandola all’ultimo posto nella classifica dei primi 20 poli siderurgici italiani; quelle della provincia di Livorno (dove opera JSW Steel Italy, ex Lucchini Siderurgica di Piombino) si sono ridotte del 68,3%, causando l’esclusione dai primi venti poli siderurgici italiani; le esportazioni della provincia di Torino (dove c’era lo stabilimento thyssenkrupp, ora chiuso) sono diminuite del 45,4%, provocando la perdita di nove posizioni nella classifica dei primi 20 poli siderurgici italiani».

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