Cronaca

Area Donna, da Ospedale
apertura a richieste delle pazienti

La mobilitazione avviata da qualche settimana  dalle pazienti di Area Donna sta aprendo un varco alla possibilità di riorganizzare il dipartimento oncologico dell’ospedale tenendo conto delle loro richieste. Fissato per il 30 marzo un nuovo incontro tra parti sociali e rappresentanza ospedaliera, in Comune, che sarà preceduto a data ancora da definirsi da un incontro tecnico tra il comitato spontaneo per il mantenimento di Area Donna e i medici.

E’ quanto emerso al termine del lungo confronto di questa mattina in sala Quadri – gremita – tra le donne del Comitato per Area Donna, i rappresentanti delle associazioni che gravitano intorno all’ospedale, i sindacati confederali e i quattro dirigenti medici Rodolfo Passalacqua, Matteo Passamonti, Sergio Aguggini, Daniele Generali: in pratica tutti coloro che in diverse vesti collaborano all’interno della Breast Unit per la diagnosi e cura delle patologie mammarie.

Assente la dirigenza ospedaliera – il dg Giuseppe Rossi e il direttore sanitario Rosario Canino – ma come ha spiegato il sindaco Galimberti, la loro presenza non era prevista sin dall’inizio in quanto questo doveva essere un incontro tecnico per iniziare a risolvere le criticità emerse.

Quello di stamattina ha fatto emergere come i problemi di Area Donna / Breast Unit vengano da lontano e siano stati accentuati dalla pandemia.

Nessuno l’ha detto apertamente, ma se una conclusione si può trarre è che la razionalizzazione delle risorse in atto da tempo nell’ospedale cremonese ha comportato la fuoriuscita di figure professionali esperte che avevano stabilito con le donne in cura rapporti di fiducia (ad esempio le tre radiologhe che si sono dimesse poco più di un anno fa) e sono state sostituite, non subito peraltro, con altri professionisti che Area Donna deve condividere con altre malattie oncologiche. Il primario di Radiologia, Matteo Passamonti, ha usato una metafora: “La porta di accesso si è fatta più stretta. Avevamo di fronte due strade, cercare collaborazioni con altri ospedali, e l’abbiamo fatto inizialmente avviando una consulenza con Mantova, ma poi la persona è andata in pensione. E allora abbiamo deciso di formare colleghi al nostro interno”.

Dal 16 maggio dovrebbe arrivare un nuovo medico radiologo, ma nel frattempo si è data priorità di accesso alle pazienti sintomatiche. E dal 1 aprile verrà facilitato l’accesso alle categorie più fragili, alle donne cioè a cui è prescritto un controllo annuale. Ma c’è anche il discorso dell’appropiatezza delle mammografie: nella fascia di età tra i 50 e i 75 anni, “non c’è aumento di sopravvivenza tra fare la mammografia ogni anno o ogni due anni”.

I medici Aguggini e Generali, nomi storici di Area Donna, che hanno raccolto il testimone da Alberto Bottini (non a caso dimessosi qualche anno fa) hanno spiegato l’importanza della multidisciplinarità e mostrato come il reparto sia riuscito, da maggio 2020 a recuperare le visite saltate durante i mesi peggiori della pandemia da Covid: tanto che a fine anno si è riusciti a chiudere con 2688 visite e 220 interventi (nel 2019 rispettivamente 3719 e 473). “Ma quello delle visite è un punto delicato”, ha detto Aguggini, “il Covid è stato solo una parte del problema, quello principale è stato dovuto al ricambio generazionale di molte figure, anche infermieristiche, che vanno reintegrate”. “Stiamo lottando con tutte le forze – ha aggiunto – sta venendo meno l’elemento distintivo che era l’autonomia gestionale di Area Donna, che avevamo dal 2016. Ora stiamo cercando di riorganizzarci e speriamo di poter recuperare questo percorso virtuoso e tornare agli standard di prima”.

Ma poi ci sono anche stranezze in questa riorganizzazione appena iniziata, e non comunicata preventivamente alle pazienti, come ad esempio il fatto che il Cup dove si prenotano visite e mammografie dia appuntamenti a distanza di un anno anche a pazienti in follow up, pur essendoci disponibilità di medici negli ambulatori.

E che si tratti di una riorganizzazione in divenire lo ha spiegato più volte il direttore del dipartimento di Oncologia, Rodolfo Passalacqua, invitando una delle fondatrici del Comitato spontaneo, Cristina Marenzi, a visitare il reparto insieme a lui e condividere scelte migliorative per ricreare quel “nido” che le pazienti in cura avevano trovato nell’assetto di Area Donna come entità a se stante rispetto ad Oncologia. Passalacqua ha ribadito più volte che la Breast Unit non è in discussione e i disagi di queste ultime settimane si ridimensioneranno quando tutto sarà a regime.

Molti gli interventi dal pubblico, tutti a sostegno delle richieste delle donne che con coraggio hanno dato vita al comitato (oltre a Cristina Marenzi, Paola Tacchini e Giovanna Bottini): Daniela Polenghi di Rete Donne, che ha parlato della sanità di genere come conquista da preservare per la medicina, tenendo anche conto dei carichi famigliari che la donna continua ad avere su di sè oltre al proprio lavoro; i sindacalisti Roberto Dusi, Sabrina Negri, Maria Teresa Perin, Dino Perboni; le associazioni con Donata Bertoletti (Auser) e Ida Beretta (Amici dell’ospedale): il medico chirurgo senologo Giovanni Allevi: “Il cancer center non è Area Donna. Perchè si va a smantellare una cosa che funzionava bene? Se fosse qui il direttore generale gli direi: faccia un passo indietro”; il rappresentante dei 46 comuni dell’Azienda sociale Cremonese Roberto Mariani: “Tutti abbiamo un obiettivo comune. Dare le cure migliori possibili. Ma io non ho capito cosa si va a migliorare con la proposta che è stata messa in campo. E il territorio è stanco di dovere accettare sempre quello che viene deciso dall’alto”. gbiagi

 

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