Politica

Ventura: "Case di Comunità
in ritardo, altrove già aperte"

foto Sessa

Insoddisfacenti. Così il consigliere Marcello Ventura (FdI) giudica le risposte in materia di riorganizzazione della sanità territoriale, arrivate venerdì scorso durante la commissione sulle Case della Comunità e relativi Ospedali.

“Non sono stati spiegati – attacca Ventura –  i motivi per cui Cremona non sia ancora minimamente partita rispetto ad altre province lombarde che  hanno già inaugurato una o più Case di Comunità: Bergamo con Borgo Palazzo, Gazzaniga, Calcinate, Lodi con l’Ospedale di comunità di Sant’Angelo Lodigiano, Brescia con le case di comunità di Leno e Nave. Sommarie le delucidazioni del dottor Mannino riguardo a dei fantomatici calendari di presentazione, sia riguardo alle certezze economiche di finanziamenti regionali e che però non ci sono ancora. Il Sindaco è stato chiaro sul fatto che bisogna cercare finanziamenti extra regionali.
Ma andando con ordine ci tengo ad illustrare quelle che sono le mie perplessità palesate in commissione.
Per quanto attiene alla palazzina di via San Sebastiano, al momento il ritardo dell’avvio dei lavori, appare imputabile alla pendenza delle annose problematiche attinenti i trasferimenti dei servizi attualmente presenti nelle stessa palazzina in questione, di cui i più critici riguardano proprio i servizi di competenza di ATS Valpadana (Screening oncologici, Dipartimento di Prevenzione, dipartimento Veterinario ecc.). Alla mia evidenza nel merito, il Dott. Mannino in sede di Commissione ha garantito che, a far data dal mese di maggio/giugno, saranno liberati i due piani destinati ad accogliere parte dei servizi che afferiranno alla Casa di Comunità. Tempistiche molto strette e quasi impossibili, che verranno sicuramente monitorate da Fratelli d’Italia, perché ai cittadini cremonesi devono essere garantiti, in tempi ragionevoli, i servizi socio sanitari territoriali e la continuità di cura ospedale-territorio come indicati e normati dalle nuove disposizioni regionali in materia.
Riguardo la seconda casa da realizzarsi nell’ex stabile INAM è chiaro ed evidente che per procedere con la sua realizzazione l’impegno economico è molto importante ed al momento Regione Lombardia non si è ancora pronunciata sull’erogazione del finanziamento aggiuntivo. Anche il Sindaco nel merito ha sostenuto che è necessario impegnarsi per cercare anche finanziamenti extra regionali.
Ho evidenziato che, il finanziamento oggi riguardante esclusivamente l’aspetto edilizio delle Case di Comunità dovrà necessariamente interessare anche lo stanziamento di fondi per l’acquisizione risorse umane aggiuntive, strumentali e tecnologiche.
Ho chiesto in particolare al Dott. Mannino, quanti incontri di programmazione sulle Case di Comunità sono già stati avviati con l’ASST di Cremona, quale reportistica periodica viene inviata all’ASST inerenti i dati di bisogno, ossia la stratificazione dei livelli di rischio della popolazione utili alla pianificazione dell’attività dell’ASST all’interno delle nuove sedi di medicina territoriale.
Perché presentare un qualcosa sicuramente di bello e stimolante di cui non si ha però la certezza di realizzazione? Perché fermarsi a dei proclama? In questo scenario come verranno rispettati gli step di realizzazione dei lavori dettati da Regione Lombardia?
Unica certezza oggi è l’avvio, se pur non ancora a regime, della Casa di Comunità di Soresina con sede presso il Nuovo Robbiani, gestita con sperimentazione tra pubblico e privato. Sorge spontaneo chiedersi, ma senza l’intervento del privato sarebbe partita?
Ovviamente anche il Comune è parte attiva del progetto in argomento; ho chiesto pertanto all’Assessore Viola, in virtù degli evidenti problemi di carenza di personale, come intenda garantire l’integrazione socio sanitaria all’interno delle Case di comunità, dove è prevista la presenza fissa della figura professionale dell’assistente sociale a garanzia dell’attivazione dei servizi socio assistenziali come ad esempio il SAD, B2 ecc.
Gli assistenti sociali in forza oggi al Comune di Cremona hanno un carico di lavoro insostenibile (circa o più di 200 utenti a testa) con conseguente difficoltà nel dare risposte tempestive in integrazione socio sanitaria; inoltre sono previsti a fine anno nuovi pensionamenti di Assistenti Sociali.
Ritengo il piano programma illustrato ambizioso e la sua possibile realizzazione sicuramente un valore aggiunto per la sanità territoriale locale, ringrazio il Direttore Socio Sanitario ASST di Cremona per la dedizione, l’impegno ed attenzione che da anni presta con il suo lavoro al nostro territorio nonché per la chiarezza dell’esposizione dell’elaborato.
L’impegno richiesto da Fratelli D’Italia al Sindaco e alle forze politiche locali e quello di effettuare un monitoraggio costante, sullo stato di avanzamento dei lavori di realizzazione delle Case di Comunità in Cremona, attraverso la programmazione d’incontri e commissioni periodiche con i vertici delle ASST di Cremona e ATS Val Padana, a garanzia per il cittadino cremonese utente di una nuova e efficiente sanità territoriale”.

“Già la convocazione di questa commissione – aveva detto inoltre Ventura – è partita zoppa ed incompleta perché non è stato volutamente invitato in questo consesso il Direttore della Azienda Sociale del Cremonese, consorzio che rappresenta ben 48 comuni del territorio, con Cremona Ente capofila, posizione fortemente messa in discussione negli ultimi mesi da buona parte della stessa Assemblea dei sindaci, e che, in un incontro sullo sviluppo sociosanitario territoriale, doveva assolutamente presenziare. Direi anzi presenza fondamentale al pari delle altre. La giustificazione sul mancato invito, assolutamente inconsistente, è stato quello che essendo il primo incontro, si è scelto volutamente di non invitare l’Azienda Sociale perché incontro poco rilevante. Ma proprio perché era il primo incontro che andava invitata e non è stato un incontro di scarsa rilevanza, anzi!

Anche la scelta di affrontare la presentazione in una commissione che comunque si svolge in un tempo limitato, lascia un po’ a desiderare. Meglio era convocare un Consiglio Comunale ad hoc con la partecipazione di tutti i consiglieri e la discussione sarebbe stata più ampia con maggior momenti di replica grazie alla maggior possibilità d’intervento e con più spunti”.

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