Cronaca

Franco La Torre al Torriani per
ricordare la legge La Torre-Rognoni

E’ iniziato con l’intervento di Franco La Torre al Torriani, di fronte alle seconde liceo scienze applicate dell’Istituto e a quattro classi dell’Anguissola, la settimana in preparazione al 21 marzo, la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Tanti sono gli incontro previsti dalla Rete del cpl prima e dopo questa data e tutti di alto profilo; li hanno ricordati la dirigente Roberta Mozzi e il prof. Paolo Villa del Torriani.

L’incontro con Franco la Torre il 12 marzo (organizzato con Spi Cgil Cremona) è stata l’occasione di fare il punto sulla legge antimafia La Torre-Rognoni a quarant’anni dalla sua promulgazione. Sollecitato a un bilancio dal moderatore Alessio Manganuco, La Torre non ha avuto dubbi: “Pio La Torre, mio padre, è morto prima che la legge venisse approvata, perché dava fastidio. Quarant’anni dopo, quella legge ci è ancora invidiata all’estero. Nessun ordinamento prevede qualcosa di specifico come la nostra legge antimafia che è, prima di tutto, uno strumento di definizione e identificazione”. Sì, perché La Torre ha spiegato ai ragazzi che la mafia va definita e non confusa con ogni altra forma di criminalità. “La norma è semplice e non si presta a interpretazioni – sottolinea La Torre – L’articolo 416 bis del codice penale dice cos’è la mafia: segretezza, intimidazione, omertà”. Questa sintesi chiara ha consentito alle forze dell’ordine di fare tanto in questi quarant’anni: arrestare, confiscare, agire sui beni confiscati.

Le altre organizzazioni criminali non hanno queste caratteristiche. “Mafia è acquisizione del patrimonio pubblico” ha ribadito con forza Franco La Torre. E’ evidente il connubio con la politica e l’economia. La norma dunque funziona ancora. Semmai sono da affinare gli strumenti di indagine, dato che ormai la piovra mafiosa è radicata nella finanza. E’ con affetto e rispetto per i giovani che La Torre ha parlato del tempo a loro sottratto in questi anni di pandemia:  “Ma il tempo è proprio la misura del nostro impegno nella vita. Io sono figlio di Pio, un contadino povero, ma proprio la storia di mio padre insegna che se il destino che ti è stato affidato non ti piace, si può cambiare!”.

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