Cassaforte sparita dal carcere
Ex agente a processo per furto
E’ un vero e proprio giallo, la sparizione della cassaforte dal carcere di Cremona avvenuta nell’ottobre del 2018. Una cassaforte del peso di circa 70 chilogrammi che era stata portata via di peso dall’ufficio del gestore. All’interno c’erano 7.500 euro, l’incasso di qualche settimana destinato all’Ente di assistenza per il personale dell’amministrazione penitenziaria. Della misteriosa sparizione si cerca di fare luce nel corso del processo che vede accusato di furto un ex assistente capo della polizia penitenziaria di Cremona, all’epoca responsabile dell’ufficio. Oggi il procedimento è entrato nel vivo con l’audizione dei primi testimoni.
Non si sa con certezza il giorno e l’ora del furto. Chi lavorava all’interno del penitenziario se n’era accorto il 23 ottobre del 2018. L’imputato, attualmente in aspettativa speciale, era già stato congedato per malattia (ha un’invalidità del 70% e una protesi all’anca), e il 19 ottobre si era recato in carcere per consegnare tesserino e pistola. Il 23 ottobre successivo era tornato in segreteria per completare le pratiche per il passaggio al ruolo civile.
Quello stesso giorno l’assistente capo Danilo Tirelli, responsabile della manutenzione, si stava recando nella sala conferenze, proprio di fronte alla porta dell’ufficio del gestore, per controllare una perdita d’acqua. In quel momento si era accorto che la porta era scardinata. Era subito andato a chiamare il collega, ufficialmente ancora gestore dell’ufficio, che aveva preso le chiavi dall’auto e aveva aperto la porta. “Quando siamo entrati”, ha raccontato il testimone, “abbiamo visto che la cassaforte non c’era più, e il collega ha avuto un mancamento. “Il muro dove c’era la cassaforte era come bagnato”, ha raccontato l’assistente capo Tirelli, “e per terra c’era uno straccio”.
In aula è stata sentita anche la testimonianza del sostituto commissario Pierluigi Parentera, che quel 23 ottobre era rientrato a Cremona dopo essere stato avvertito della sparizione della cassaforte. Al suo arrivo, la porta era già stata aperta e c’era già la Scientifica al lavoro. Il testimone ha spiegato che l’imputato, quel 19 ottobre, era stato inquadrato dalle telecamere in entrata alle 19,12 e in uscita alle 19,40, e poi ancora in entrata alle 20 e in uscita alle 20,12. Dai tabulati telefonici, alle 21,28 il cellulare dell’imputato aveva agganciato la cella a San Daniele Po, all’interno della discarica.
Il sospetto è che il furto possa essere stato compiuto la sera del 19 ottobre e che l’imputato si trovasse alla discarica per disfarsi della cassaforte.
La difesa dell’ex assistente capo della polizia penitenziaria, che ha sempre negato ogni responsabilità, è affidata all’avvocato Luca Curatti.
Si torna in aula per l’esame dell’imputato e per sentire altri testimoni il prossimo 21 giugno.
Sara Pizzorni