Cronaca

Informatica al classico: da Londra
videolezioni di ex allievo ora prof

Damiano Morando sta conseguendo un phd all'Imperial College di Londra. Da lì, una volta alla settimana dall'inizio dell'anno, ha tenuto un corso di programmazione in linguaggio Python ai ragazzi del Manin. "Dalla mia esperienza, ho capito che avere uno strumento in più può aiutare molto nella carriera scolastica e lavorativa".

Damiano Morando durante una lezione all'Imperial College

Dal liceo Manin di Cremona all’Imperial College e ritorno, un ritorno virtuale, da studente a insegnante, per  Damiano Morando, ex allievo di liceo classico dove si è diplomato nel 2012. Dall’inizio di quest’anno, in videoconferenza da Londra dove sta conseguendo il PhD in Economia studiando l’ecosistema imprenditoriale londinese, ogni martedì pomeriggio ha tenuto un corso opzionale sull’utilizzo del linguaggio Python per la programmazione: una sfida che sta riscuotendo un non scontato successo, considerato quali sono le materie di indirizzo di un liceo classico o linguistico.

“L’idea – ci spiega nell’ultimo giorno del corso – mi è nata perchè anche all’interno del dottorato mi sono reso conto che non tutti hanno questo tipo di strumenti e chi li ha si trova avvantaggiato. Io li ho appresi solo a 20 anni, se queste cose le avessi imparate a 14 anni, adesso sarei prima di tutto molto più bravo e, seconda cosa, avrei avuto un ventaglio di opportunità e di carriera molto più ampio. Considerando poi che non sono cose così difficili, come comunemente si pensa: imparare le basi, come sto vedendo anche con i ragazzi del corso, è assolutamente alla portata dei quattordicenni. L’importante, come per tutte le lingue, è iniziare al  momento giusto, perchè si deve cambiare il modo di ragionare e quanto più tardi inizi, tanto più è difficile vedere le cose in modo diverso”.

Nel settore di studio del giovane dottorando, quindi l’economia, il linguaggio Python viene utilizzato per l’analisi dei dati, per adattarli e integrarli, derivare statistiche, fare grafici. La risposta di questi liceali è stata una piacevole sorpresa: “I ragazzi mi danno molte soddisfazioni; certo ci sono quelli più o meno bravi, ma vedo un gruppo numericamente significativo che è interessato, partecipe e, cosa non da poco, comprende: sto trovando conferma nella mia idea che se uno comincia a 14 anni può riuscire bene in queste cose, anche se non ha scelto il liceo scientifico”.

Un curriculum di tutto rispetto, il suo: maturità classica al Manin, borsa di studio e laurea triennale in Economia alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (l’altra opzione era Filosofia) e poi la magistrale in Innovation Management tra Pisa e Trento, il tutto sempre col massimo dei voti. Uno stage a Vienna nell’organizzazione delle Nazione Unite che si occupa di sviluppo industriale, con un focus sull’Africa; e in mezzo, due Summer School di cui una alla London School of Economics, che sono state le prime opportunità di confrontarsi con la realtà inglese. E’ stato poi durante  uno stage a Milano sulla capitalizzazione delle piccole realtà imprenditoriali, che gli è arrivata la notizia dell’ammissione all’Imperial College per il Phd.  Dal 2019 sta portando avanti l’attività di ricerca con quella di teaching assistant, il suo campo di studio è l’ecosistema imprenditoriale di Londra, ossia come si integrano e interagiscono i vari fattori che possono determinare la crescita di un’impresa. Precipuo campo di studio è – semplificando molto – l’utilizzo dei social da parte dell’imprenditoria di nuova generazione, non quindi i grandi gruppi ma ad esempio le start up, per suscitare l’interesse degli investitori. Proprio la presenza nell’ateneo londinese di una faculty attiva in questo campo è stato uno dei fattori determinanti nella sua scelta. Nel 2023 è prevista la presentazione della tesi.

Altra passione è l’insegnamento: le lezioni al Manin sono state un esempio di come anche il corso di studi più tradizionale possa modernizzarsi: “Sarebbe bello – ci dice – poter introdurre novità di questo tipo nella scuola italiana e far sì che la gente impari abilità nuove, magari non lasciandole all’iniziativa di singoli, ma strutturandole in maniera più organica”.

Casa  nel quartiere di Fulham, nel centro ovest della città, Damiano a Londra si trova bene: “Unico problema sono le distanze, ma è una città bella da vivere, vivace, ben tenuta, non mi sono mai sentito in pericolo. L’università poi è piena di italiani, il quartiere pure, se volessi potrei sempre mangiare italiano…”

Inevitabile, poi, un aggiornamento sul tema Covid: il Regno Unito ha spesso segnato una strada nella gestione della pandemia, nel bene e nel male. Dal 24 febbraio non è più nemmeno richiesto l’autoisolamento per i positivi e in pratica viene sancita la fine di ogni restrizione. “Qui c’è sempre stata più libertà di comportamenti rispetto all’Italia. Adesso l’idea è che il Covid sia arrivato a un punto tale per cui ci si può convivere senza alcun tipo di limitazione. Mi pare che il tasso di copertura vaccinale sia abbastanza buono quindi immagino che questa scelta sia plausibile. Ovviamente questo è un rischio, ma immagino che ci siano ragioni di tipo economico e politico. Qui il green pass è una cosa sconosciuta, non esiste nemmeno come concetto. Anche in università la filosofia che stanno adottando è quella di caldeggiare l’utilizzo delle mascherine, ma senza obbligare nessuno”. gbiagi

 

 

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