Lettere

Cremona contro la guerra,
il documento della Tavola della Pace

da Tavola della Pace - Cremona

Ecco il documento  diffuso oggi da Marco Pezzoni a nome del Tavolo della Pace di Cremona, che raggruppa svariate associazioni ed enti locali del territorio cremonese.

“Missili russi stanno bombardando città e aeroporti su tutto il territorio dell’Ucraina. Forze armate di terra per ordine di Putin non solo sono entrate illegalmente nelle Repubbliche separatiste del Donbass ma sono arrivate alle porte di Kiev. L’esercito ucraino oppone resistenza affiancato da semplici cittadini e chiede maggiori aiuti e mezzi militari alla Nato. La de escalation per ora è una vana invocazione.

Le bombe sventrano edifici e scuole. La popolazione civile si rifugia nei sotterranei e nelle metropolitane. Sono già decine di migliaia gli ucraini sfollati.

Il primo atto che vogliamo esprimere è la nostra vicinanza agli ucraini vittime di una aggressione ingiustificata. E la nostra solidarietà alla comunità ucraina che vive e lavora a Cremona.

Il secondo atto è una condanna senza se e senza ma ad una invasione che non trova nessuna giustificazione nel Diritto internazionale. Ma questa condanna la esprimiamo con nettezza non perché facciamo parte di un altro campo politico-militare, ma perché crediamo e promuoviamo il valore più alto della pace, della nonviolenza, della convivenza tra tutti i popoli.

La pace non è assenza di guerra, è molto molto di più. E’ costruzione di un altro modo di concepire e realizzare sicurezza e cooperazione tra popoli e nazioni. Il contributo che intendiamo offrire con le nostre posizioni è quello della “neutralità attiva” che non significa indifferenza, non ingerenza, ma impostare le relazioni internazionali sulla forza del Diritto e dei Diritti umani piuttosto che sulla forza e la potenza delle armi.

Per questo il tentativo di annettere altre porzioni dell’Ucraina o fare dell’Ucraina un satellite della Russia, dopo l’annessione della Crimea nel 2014, va impedito e condannato dalla Comunità internazionale senza però cadere nella logica della rivincita da organizzare sul piano della forza militare.

IL rischio di un allargamento del conflitto oltre l’Ucraina è reale.

Il terzo atto che riteniamo indispensabile e urgente è la tregua immediata per fermare la spirale della violenza armata. L’ONU riprenda in mano l’iniziativa per una soluzione politica del conflitto invece di lasciarla nelle mani di singole Potenze. Il Segretario generale delle Nazioni Unite non si lasci bloccare dal Veto della Russia al Consiglio di Sicurezza. Fuori dagli schemi ma opportuna la visita all’ambasciata russa di papa Francesco per chiedere di fermare il massacro.

Per troppo tempo la pace e la convivenza tra i popoli è stata data per scontata, soprattutto in Europa, dimenticando il conflitto dei Balcani e Sarajevo. Anzi, negli ultimi anni sono riprese a crescere le spese militari e l’illusione che il riarmo e più forti dotazioni di armi nucleari aumentassero la nostra sicurezza.

Il Parlamento Europeo si riunisca in seduta straordinaria per affrontare una crisi geopolitica gravissima che rischia di diventare anche economica e sociale per tutti i cittadini europei ed escluda l’opzione della risposta militare.

I Governi dell’Unione europea non nascondano dietro le pur dure sanzioni economiche e finanziarie alla Russia le proprie responsabilità. Facciano ora tutto quello che non hanno fatto dagli accordi di Minsk ad oggi: negoziare seriamente le garanzie per una Ucraina libera e indipendente fuori da ogni blocco politico-militare.

E’ quello che con ritardo adesso propone lo stesso Presidente dell’Ucraina Zelenskyi che coraggiosamente non intende abbandonare la capitale

Questa è da sempre la soluzione più giusta e saggia, possibile ieri e ci auguriamo anche domani, visto che in Europa e nella stessa Unione Europea esistono Stati indipendenti e sicuri che non fanno parte della Nato: non solo la Svizzera, ma Svezia, Finlandia, Irlanda e Austria. Purtroppo in questi anni l’Ucraina non è stata aiutata e non è stata in grado di risolvere le proprie gravi lacerazioni interne e il Governo di Kiev, sotto le pressioni dei nazionalisti filo-occidentali, non ha saputo o voluto garantire reale autonomia e diritti ai territori del Donbass come sottoscritto negli accordi di Minsk.
Anzi! Il Governo di Kiev si è illuso di trovare negli Stati Uniti un Grande Protettore in forza del suo strapotere militare e delle Basi nucleari situate ai confini dell’Ucraina nei Paesi dell’Europa dell’est entrati nella Nato.

Ancora una volta il diritto delle popolazioni civili alla vita e alla pace non è la principale preoccupazione degli Stati, dei Governi e delle Diplomazie.

In questi ultimi decenni gli Stati che fanno parte dell’Unione Europea hanno troppo identificato la loro sicurezza con il rafforzamento e l’allargamento della Nato ad Est senza rendersi conto che il riarmo nucleare in un campo non fa che spingere gli altri a fare altrettanto.

Per questo l’unica strada da percorrere è quella del disarmo bilanciato, sia convenzionale che nucleare, per costruire in Europa un assetto di pace e sicurezza dall’Atlantico agli Urali.

Per questo vanno sostenute le idee ecopacifiste dei movimenti nonviolenti che in Ucraina si battono per un Paese democratico, libero, rispettoso dei diritti umani, indipendente rispetto alle diverse e opposte Alleanze militari.

Per questo va fermato il ricorso alla violenza distruttiva delle armi perché la guerra non fa che moltiplicare le vittime innocenti e si rivela nel mondo del XXI secolo il mezzo meno efficace per risolvere le controversie interne e internazionali. Vedi Afghanistan, Siria, Libia, Yemen…

Per questo il negoziato va ripreso in tutte le Istituzioni sovranazionali, dall’OSCE all’ONU, non contando sull’efficacia delle sanzioni che di solito aumentano le ostilità, piuttosto riassegnando all’ONU quella centralità e quel ruolo di terzietà tra le parti in grado di costruire soluzioni condivise.

Per questo l’Italia rispetti e promuova il principio del “ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” contenuto nell’Articolo 11 della nostra Costituzione come principio cardine della sua azione e collocazione a livello internazionale.

In questo tempo drammatico anche le comunità locali facciano la loro parte di promotori di diritti universali, di democrazia e di cultura per la pace.
La situazione è così grave che richiede una nuova creatività da parte dei nostri territori : per questo la Tavola della pace di Cremona propone la costituzione di un Comitato aperto che segua l’evoluzione di questa tragedia che si sta rivelando uno spartiacque della storia europea. Un Comitato Aperto ai cittadini, ad altri soggetti associativi, organizzazioni sociali, partiti, Comuni e Consigli comunali.
Rilanciamo con forza gli Enti locali per la pace e l’adesione di Sindaci e Amministrazioni a questo Foro ideale e concreto che dovrà essere il Comitato cremonese per la pace in Ucraina e in Europa.

Se non fermiamo la guerra rischiamo una catastrofe umanitaria e una crisi energetica, economica e sociale gravissima.

Con la guerra molto andrà perduto. Con la tregua e i negoziati per la pace tutto è ancora possibile”

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