Cronaca

Ucraina, consiglio comunale
unito per dire no alla guerra

Grande partecipazione della politica locale all’invito diramato nel primo pomeriggio da Paolo Carletti, presidente del Consiglio Comunale, a ritrovarsi in piazzetta Federico II, per mostrare vicinanza e preoccupazione della comunità cremonese per quanto sta avvenendo in Ucraina. “Abbiamo deciso di ritrovarci in maniera tempestiva”, ha detto Carletti, che si è presentato, come anche altri esponenti politici presenti, con accanto i propri figli.

Carletti ha ricordato come anche in altre occasioni storiche il consiglio comunale abbia voluto prendere posizione a favore della democrazia e della libertà.

“Tutte le forze politiche – ha detto – sono presenti questa sera e questa è un’enorme conquista, per l’istituzione e la comunità. Era necessaria una presenza fisica e plastica, a fronte di giorni che possono portare a un futuro che non vorremmo vedere”.
Carletti ha poi fatto un parallelo con altri episodi di violenza più vicini a noi, ricordando l’attacco alla Camera del Lavoro a Roma dello scorso anno e poi accennando agli assalti di un’altra epoca, quelli del lontano 1922 alla Camera del Lavoro di Cremona, allora in via Volturno e successivamente al Consiglio Comunale e alla prefettura: “Non vogliamo rivivere in qualche modo quei momenti;- ha detto – non vogliamo che per i nostri figli ci sia ancora spazio per questo futuro, il futuro è da tutt’altra parte. Ringrazio tutti voi, che state dimostrando che Cremona è una città all’avanguardia e per la modernità”.

Hanno poi preso la parola  alcuni dei capigruppo. Carlo Malvezzi (FI): “Vedere quelle immagini dei carri armati mi ha riportato col pensiero a 80 anni fa, è come se si stesse sgretolando un lungo percorso di pace. Quando parlano i cannoni la parola si affievolisce. In situazioni così complesse è utile far riparlare la ragione e al tempo stesso la fermezza. Le istituzioni mi pare che lo stiano facendo, è anche compito nostro farlo. La pace vale più di ogni altra cosa”. Malvezzi ha poi espresso la volontà di portare aiuti concreti al popolo ucraino.

Roberto Poli, Pd: “Ci eravamo forse un po’ illusi che fosse tutto un gioco di tattica, purtroppo stamattina ci siamo accorti che non era così. Veniamo da un periodo storico molto complicato, stiamo venendo fuori da una pandemia e non ci saremmo mai aspettati di vedere una guerra che tra l’altro è molto vicina a noi. Ci sono tante badanti sul nostro territorio che vengono dall’Ucraina, siamo loro vicini. Alziamo la voce per dire che una guerra nel 2022 era davvero evitabile”.

Lapo Pasquetti, Sinistra per Cremona, ha ricordato le parole di Gino Strada, sull’inutilità di tutte le guerre; e anche Beppe Arena, Fratelli d’Italia, ha denunciato il non senso delle guerre: “Per il futuro – ha detto – cerchiamo di prevenire cose del genere e che l’Europa diventi più forte, l’Europa tutta insieme, non i singoli stati”.

Più articolato l’intervento di Paolo Bodini, rappresentante di Articolo Uno: “E’ stato un attacco insensato, crudele, mai visto in 80 anni, inaccettabile. Ci auguriamo che diplomazia e sanzioni siano veramente duri e che colpiscano non il popolo russo, ma gli oligarchi che stanno accanto a Putin. Bisogna dissociarsi decisamente da Putin e da tutto questo mondo che sta attorno a questo autocrate, da troppi anni è al potere. Il potere è qualcosa che ti si attacca addosso, ti fa perdere il senso di quello che si è, di svolgere un servizio pubblico. Questa guerra non può non essere un’occasione per riflettere sul piano mondiale: le guerre si fanno costruendo e commerciando armi, l’Italia c’è dentro, anche se si fa finta di non vedere. Dobbiamo forse fare dei mea culpa rispetto a questo.
Ma c’è di più: qual’è stato il ruolo dell’Onu che ha convocato il consiglio di sicurezza quando i giochi erano ormai fatti? Quale il ruolo dell’UE? L’Europa non ha un ruolo politico”. L’ex sindaco ed ex parlamentare condanna insomma senza mezzi termini l’azione russa, ma addita anche grosse responsabilità all’Europa che va in ordine sparso a dialogare con Putin e accetta di avere sul proprio territorio i missili strategici: “più li mettiamo vicini a chi non ci è amico, più quello si preoccupa”.
“Se non ora, ora che le bombe cadono sulle teste dei civili, quando sarà il momento di cambiare le cose?”

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