Cronaca

Il Papa a Galimberti: "Cremona,
la città dei violini e del torrone"

C’era anche il sindaco Gianluca Galimberti nella delegazione dei 120 sindaci associati all’Anci ricevuta questa mattina in  udienza da Papa Francesco in Vaticano.

“Le porto l’abbraccio di tutti i miei concittadini…”, così si è rivolto il primo cittadino parlando col Pontefice. “Oggi è un giorno che ricorderò sempre”, commenta Gaimberti. “La responsabilità di sentirsi padri e madri della propria città, la ripartenza dai più fragili e poveri che vuol dire ripartenza per tutti, la pace non come assenza di conflitto ma come capacità di di convivenza. La concretezza e l’idealità di Papa Francesco sono fonte di ispirazione. Abbiamo ascoltato parole sulle quali occorre meditare, così come sulle parole degli altri interventi di questa così intensa giornata. A volte si consuma tutto troppo in fretta. Invece le parole di senso che nascono da una fede così profonda e da una passione per l’uomo e per l’umanità così intensa devono trovare uno spazio di silenzio nella mente e nell’anima”.

 

Nell’indirizzo di saluto a nome di tutti i sindaci, il presidente dell’Anci Decaro ha ringraziato il Pontefice per la vicinanza e l’attenzione dimostrata nei confronti dei primi cittadini, delle comunità e del loro impegno quotidiano, soprattutto nei due anni di pandemia. Una vicinanza tanto più sentita e importante di fronte alle sfide cui sono stati chiamati ogni giorno per dare risposte concrete ai cittadini e tenere unite le comunità.
L’udienza è stata introdotta da una riflessione del cardinale Edoardo Menichelli, centrata sul ruolo del sindaco come ‘figura dalla paternità dilatata’, punto di riferimento per la stessa comunità.

“A volte ci s’illude che per risolvere i problemi bastino finanziamenti adeguati. Non è vero”, ha detto il Papa ai sindaci, toccando uno dei tasti dolenti dell’azione amministrativa.

“In realtà occorre anche un progetto di convivenza civile e di cittadinanza: occorre investire in bellezza laddove c’è più degrado, in educazione laddove regna il disagio sociale, in luoghi di aggregazione sociale laddove si vedono reazioni violente, in formazione alla legalità laddove domina la corruzione. Saper sognare una città migliore e condividere il sogno con gli altri amministratori del territorio, con gli eletti nel consiglio comunale e con tutti i cittadini di buona volontà è un indice di cura sociale”.

“La stessa politica di cui siete protagonisti può essere una palestra di dialogo tra culture, prima ancora che contrattazione tra schieramenti diversi. La pace non è assenza di conflitto, ma la capacità di farlo evolvere verso una forma nuova di incontro e di convivenza con l’altro”.

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