Cronaca

Abuso d'ufficio: assolti comandante
dei vigili di Soresina e il suo vice

Il giudice per l’udienza preliminare Giulia Masci ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere “perchè il fatto non sussiste” per il comandante della polizia locale di Soresina Giovanni Tirelli, 59 anni, e per il suo ex vice Nicodemo Guerrieri, 43 anni, per i quali la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio con le accuse di abuso d’ufficio e per il solo comandante anche di calunnia. Anche per quest’ultimo reato il giudice ha deciso il non luogo a procedere. Tirelli era difeso dall’avvocato Davide Lacchini, mentre Guerrieri dalla collega Isabella Cantalupo. Robero Botta, commerciante, era parte civile attraverso l’avvocato Laura Oliari.

L’avvocato Lacchini

La vicenda risale al periodo del lockdown del Covid, tra aprile e maggio del 2020. Il 10 aprile Tirelli aveva sporto querela presso il suo stesso ufficio, denunciando l’esercente per diffamazione. Il 2 aprile precedente Botta aveva inoltrato una mail al Comune nella quale aveva segnalato presunte “inidoneità comportamentali” del comandante nello svolgimento del servizio. Il commerciante, titolare di un forno in via Genala, aveva spiegato che durante un controllo avvenuto nel suo negozio il primo aprile, Tirelli aveva comunicato ai clienti che si accingevano ad entrare, “l’inutilità di comprare i prodotti perchè non di primaria importanza”.

Tra il comandante e Botta c’era stato un antefatto. Prima del lockdown, il commerciante serviva al banco la tazzina di caffè. Lo avrebbe fatto anche dopo, quando era vietato. A Tirelli era arrivata una segnalazione. “Botta miscela il caffè”. A quel punto Tirelli aveva chiamato l’esercente, mettendolo in guardia: “Guarda che vengo a controllare”. Tra i due era poi scoppiato il “caso”, con l’invio della mail in Comune da parte di Botta che si era lamentato del fatto che Tirelli spaventasse i clienti e che dicesse che i suoi prodotti non erano beni di prima necessità.

Per quelle dichiarazioni contenute nella mail, il comandante, sentendosi diffamato, aveva sporto querela, sottolineando che quel giorno stava effettuando dei controlli finalizzati al rispetto della normativa sul contenimento della pandemia, negando però che la panetteria fosse stata oggetto di controllo e smentendo di aver detto ai clienti che i generi alimentari, e nello specifico i prodotti da forno, fossero “inutili”. Una versione, la sua, confermata dal collega col quale aveva effettuato il servizio.

La querela del comandante, insieme alla documentazione raccolta, era stata inoltrata alla procura di Cremona dall’allora vice comandante Guerrieri, attualmente vice della polizia locale di Villasanta, in Brianza dopo aver lasciato il servizio a Soresina nel luglio del 2020 in seguito ad una precedente domanda di mobilità. Il 16 aprile, inoltre, Guerrieri aveva invitato il commerciante a presentarsi al comando, informandolo di essere indagato per diffamazione. Il giorno dopo il segretario generale del Comune aveva chiesto al vice delucidazioni in merito all’attività svolta nei confronti di Botta, ma Guerrieri si era rifiutato di rendere dei chiarimenti, sostenendo che sui fatti c’era il segreto investigativo.

Abuso d’ufficio, per la procura, in quanto il comandante e il suo vice avrebbero esercitato dei poteri di polizia giudiziaria, con un evidente conflitto di interessi. Per il solo Tirelli c’era anche una richiesta di rinvio a giudizio per calunnia per aver incolpato, sapendolo innocente, Roberto Botta per aver commesso il reato di diffamazione ai suoi danni.

L’avvocato Cantalupo

Per il giudice, “il fatto che Botta avesse esercitato i propri diritti segnalando le condotte di Tirelli a suo dire ingiuste, non può automaticamente determinare, per il pubblico ufficiale accusato, il venir meno del diritto di tutelare la propria reputazione, proponendo una querela”. Per il magistrato, il comandante “non aveva altra via” che sporgere querela nei confronti di chi, a suo dire, l’aveva diffamato. “Nè è sostenibile che, al fine di non creare una situazione di potenziale conflitto di interesse con il Botta, egli avrebbe dovuto rinunciare a tutelare la propria reputazione”. Non è stata ritenuta una violazione nemmeno quella di aver sporto querela presso il suo Comando, querela che il vice comandante era “legittimato” a ricevere. Non esistono norme che vietino agli ufficiali di sporgere querela presso il Comando amministrato.

Per il giudice, “nemmeno il fatto che Botta avesse effettuato una segnalazione nei confronti di Tirelli configura di per sè una ragione di inimicizia, atteso che si ritiene che questa debba riferirsi a ragioni private di rancore o avversione sorte nell’ambito di rapporti estranei ai compiti istituzionali. Circostanza di cui non vi è prova”. Stesso discorso vale per il vice comandante, che si era limitato a raccogliere la querela di Tirelli, l’annotazione del collega che il primo aprile aveva effettuato il servizio con il comandante, il verbale di identificazione di Botta e una seconda mail che questi aveva inviato al Comune, lamentandosi di essere stato convocato dal Guerrieri. “Circostanza, quest’ultima”, scrive il giudice nella motivazione, “che si era resa necessaria per redigere il verbale di identificazione del Botta”. “Formalmente corretta”, per il gup, anche la condotta del vice nel rifiutarsi di rendere chiarimenti al segretario comunale in merito all’invito a presentarsi inviato al commerciante.

Sara Pizzorni

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