Cronaca

Si vantavano di aver fatto chiudere
la Bissolati. Baby gang a processo

“Abbiamo fatto chiudere la Bissolati”: così si sarebbero vantati su Instagram delle loro “prodezze”. “Prodezze” di cui ora devono rispondere in un’aula di tribunale con le accuse di rapina, lesioni e percosse. Sul banco degli imputati ci sono due giovani, Mouad,  20 anni, marocchino nato a Cremona (difeso dall’avvocato Cristina Pugnoli), e Yassin, anch’egli ventenne, connazionale nato in provincia di Padova e residente a Cremona. I due sono a processo per i fatti accaduti la sera del 12 giugno del 2019 durante una festa tra giovanissimi che si stava svolgendo alla canottieri Bissolati. Insieme ai due imputati erano finiti nei guai altri cinque ragazzi, all’epoca dei fatti minorenni.

L’operazione “Last Night” della Questura di Cremona, relativa ad una parte di indagine dei carabinieri riguardante il gruppo di giovanissimi che gestiva la pagina Instagram “Cremona Dissing”, aveva permesso di individuare nell’agosto del 2019 i presunti responsabili di cinque episodi di violenza andati in scena due mesi prima. Grazie ai racconti delle vittime e tramite ricerche sui vari profili social in cui la baby gang si era anche vantata di aver “fatto chiudere la Bissolati”, gli agenti avevano chiuso il cerchio.

La prima aggressione si era verificata nei pressi della società canottieri dove un ragazzo era stato circondato dal gruppo e preso a schiaffi. Il secondo episodio, invece, si era verificato durante la festa alla Bissolati, quando un giovane era stato aggredito solo perché passando davanti alla gang aveva urtato e fatto cadere una sedia. Poco dopo, il fatto più eclatante: un minorenne era stato circondato dal branco, buttato a terra, preso a calci e derubato di 20 euro. E poi ancora un altro tentativo di rapina era avvenuto ai danni di un altro ragazzo che però era riuscito a scappare. L’ultimo episodio aveva riguardato altri due minorenni, inseguiti e minacciati dalla gang all’uscita dalla festa.

Nelle abitazioni dei presunti autori erano stati sequestrati i vestiti che gli aggressori indossavano durante la serata e schermate di cellulare in cui si erano vantati delle loro gesta.

Finora, però, nessuno di coloro che sono stati sentiti nel corso del procedimento ha saputo riconoscere gli imputati. Nell’udienza del prossimo 5 aprile saranno sentiti altri testimoni del pm.

Sara Pizzorni

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