Morte di Mauro Pamiro, il caso
non è chiuso. Nuove indagini
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Il caso non è chiuso. E’ la decisione del giudice Giulia Masci che ha ordinato nuove indagini sul giallo sulla morte di Mauro Pamiro, il 44enne musicista e professore di informatica al liceo Galilei di Crema trovato cadavere in un cantiere edile in via Don Primo Mazzolari il 29 giugno del 2020.
Il giudice ha dunque rigettato la richiesta di archiviazione del pm Davide Rocco, accogliendo invece quella dei genitori di Mauro, che tramite i loro legali, gli avvocati Antonino Andronico e Gian Luigi Tizzoni, si erano opposti.
Il gip ha ordinato di compiere approfondimenti sulla moglie di Pamiro, Debora Stella, assistita dall’avvocato Mario Palmieri, all’inizio dell’inchiesta indagata come atto dovuto con l’ipotesi di accusa di omicidio, in particolare sulle dichiarazioni che la donna aveva rilasciato agli inquirenti in un primo momento, poi ritrattate.
“Alla luce delle spontanee dichiarazioni rese nell’immediatezza del rinvenimento del cadavere del marito”, scrive il giudice nel rigetto del decreto di archiviazione, “e al fine di valutare compiutamente lo stato psichico dell’indagata definita più volte dagli operanti come instabile e con comportamenti denotanti una problematica psichiatrica, appare opportuno acquisire il video registrato dagli operanti della Squadra Mobile di Cremona nell’abitazione della Stella avente a oggetto le dichiarazioni di quest’ultima e altresì acquisire i tabulati telefonici dei coniugi”.
Quanto all’origine della lesione sulla fronte di Pamiro, il giudice, “al fine di accertare, ovvero escludere la presenza di tracce biologiche/impronte di terzi sulla tegola rinvenuta nei pressi del cadavere”, reputa utile effettuare sul reperto “gli opportuni accertamenti tecnici volti ad esaltarne eventuali impronte papillari o dna”. E’ stato ritenuto poi opportuno analizzare, con la tecnica del luminol, l’abitazione dei coniugi e la loro auto, “previo accertamento della fattibilità scientifica dell’operazione in relazione al tempo trascorso dall’evento e considerato che l’immobile e l’auto sono stati restituiti all’avente diritto”.
Per il giudice, “tutti gli ulteriori temi delle investigazioni difensive sono generici, meramente esplorativi o irrilevanti”.
Le indagini dovranno essere effettuate entro sei mesi.
Per la procura, le ipotesi rimaste in piedi sulla morte di Mauro Pamiro sono quelle della disgrazia o quella del suicidio, quest’ultima la più probabile. Per il pm, Mauro si sarebbe lanciato dal tetto dopo aver preso la rincorsa.
L’autopsia aveva stabilito che “le lesioni sono compatibili con una precipitazione dall’alto, e comunque compatibili con l’altezza dell’edificio in costruzione alla base del quale era stato rinvenuto il cadavere”. Sul corpo, nessuna lesione compatibile con l’azione di terzi.
“Dall’analisi della documentazione medica”, inoltre, scriveva il pm nella richiesta di archiviazione, “emergeva che Pamiro era affetto da distrofia muscolare”, ma, come successivamente accertato dal consulente tecnico, “non aveva palesato alcun risentimento della sfera cardiaca e/o di quella motoria”. Le analisi chimico tossicologiche avevano accertato che “Pamiro aveva assunto cannabis in epoca prossima al decesso e documentavano un consumo regolare della stessa sostanza, per lo meno negli ultimi sei mesi di vita”.
Sara Pizzorni