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Omicidio Varese, “Paitoni ha ucciso il figlio per punire la moglie”

Davide Paitoni, il 40enne che ha ucciso il figlio di 7 anni, ha agito per “‘punire’ la moglie”. E’ questo il movente che viene indicato dal gip di Varese Giuseppe Battarino che ha convalidato il fermo e disposto la misura cautelare del carcere. Nell’ordinanza si sottolinea la “sorda, occulta e progressiva determinazione ‘punitiva’ di Davide Paitoni” e come fosse proiettata “in una pluralità di direzioni” come è attestato dai suoi messaggi al padre “in cui parla anche della necessità di far soffrire i familiari della moglie”, in particolare la suocera. 

Daniele Paitoni, il bambino di 7 anni ucciso dal padre a Morazzate (Varese) il giorno di Capodanno, si è reso conto di quanto stava per accadere secondo quanto emerge nell’ordinanza che ricostruisce le fasi dell’aggressione mortale messe a segno con un’organizzazione “preventiva”, tanto che gli viene contestata la premeditazione. “Si può facilmente immaginare l’indagato – scrive il gip – che propone al figlio, che sta per sgozzare, di fare una sorpresa al nonno e di portargliela nella sua camera; e che dice al padre (presente nell’abitazione ma ignaro dell’omicidio, ndr) di aspettare nella sua camera dove sta guardando la televisione, la sorpresa del nipote; racconta poi di un ulteriore inganno alla piccola vittima ‘con la scusa di fargli la merendina, di fargli il dolcetto, l’ho fatto sedere nella sedia’ e aggiunge di averlo ucciso con ‘un colpo secco’”. 

Prima però gli infila un pezzo di stoffa nera in bocca per evitare che il bambino possa urlare: “Lo straccio in bocca indica efferatezza e determinazione nell’autore del delitto e induce a pensare alla consapevolezza del piccolo Daniele che qualcosa di tremendo stava per accadergli. I momenti che hanno preceduto il gesto con cui il padre ha affondato il coltello nella gola del bambino per la piccola vittima sono stati brevi e interminabili: è un ossimoro indispensabile a descrivere la crudeltà del gesto, che Daniele ha vissuto con l’intera angoscia e l’intero dolore immaginabili”. 

Paitoni deve dunque restare in carcere vista la “spiccatissima pericolosità e la propensione a parossismi aggressivi” contenibili solo dietro le sbarre, senza le quali “ci si deve attendere la riproduzione di condotte gravemente violente”.  

Nessun atteggiamento di Davide Paitoni lasciava presagire che sarebbe stato capace di sgozzare suo figlio di 7 anni, scrive ancora il gip ricordando che i genitori del piccolo Daniele si stavano separando – la gestione del bambino era regolata da accordi che venivano presi di volta in volta dagli avvocati – e come sia stata proprio la mamma Silvia a portare il giorno dell’omicidio il figlio nella casa di Morazzate, dove è avvenuto il delitto: “E’ un gesto del tutto incompatibile con qualsiasi allarme che un precedente atteggiamento del padre avrebbe potuto destare nella donna”. Così padre e figlio stanno insieme la vigilia di Natale, due giorni dopo e ancora il 30 dicembre. La madre, sentita a sommarie informazioni “precisa che sulla presenza del figlio a casa del padre aveva delle perplessità ma solo a causa della limitatezza degli spazi dell’abitazione di Morazzone”, si legge nell’ordinanza. 

In assenza di un provvedimento di separazione, la madre avrebbe potuto non portare il figlio dal padre se ci fosse stato un minimo allarme o sentore, invece anche quando il 40enne è finito ai domiciliari per il tentato omicidio di un collega la gestione del bambino è stata presa “in accordo tra l’indagato e la moglie”. 

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