Cronaca

Provincia, nel risiko delle alleanze
la matematica conferma status quo

A due giorni dalle elezioni del consiglio provinciale, l’anomala maggioranza che aveva eletto due anni fa Mirko Signoroni regge ancora numeri alla mano anche se, come spiega il consigliere Giovanni Gagliardi (rieletto nelle fila del centrosinistra, con una esperienza quarantennale come segretario e direttore generale dell’Ente) “in politica tutto può cambiare”. E non sarà un caso che a due giorni dalle elezioni, il presidente Signoroni non abbia fatto dichiarazioni in merito al voto di domenica, e siano invece le segreterie politiche  a darsi da fare per verificare la validità degli accordi di due anni fa.

Accordi politici tra Pd ed elementi ex Forza Italia (civici) che prevedevano – semplificando – un presidente in quota ai civici e, in consiglio, il sostegno al presidente garantito da un ex Forza Italia, Simone Beretta. Nel nuovo consiglio Beretta non è stato eletto, ma della sua lista ad entrare è stato Matteo Gorlani, consigliere comunale a Ticengo.

La compagine dei civici non ha un segretario, era nata a suo tempo dagli ex FI Mino Jotta e Fabio Bertusi in aperto contrasto con la segreteria di Massimiliano Salini e poi Gabriele Gallina.

Tornando alle ultime elezioni, è lo stesso Gagliardi ad aiutarci a capire come le cose tecnicamente non siano cambiate di molto nonostante la perdita di un consigliere per il centrosinistra.

“Il vecchio consiglio provinciale – ci spiega – poteva contare su una maggioranza di 7 consiglieri su 12: i 6 del centrosinistra, più Beretta, più naturalmente il presidente Signoroni. In tutto quindi 8. Oggi, se restano in vigore i patti di due anni fa e su questo non mi esprimo, avremmo i 5 eletti del centrosinistra, più il civico Matteo Gorlani, più il presidente. In tutto 7, una maggioranza più risicata ma pur sempre una maggioranza”.

Una risposta indiretta agli esponenti di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, che all’indomani del voto hanno esultato per una provincia a maggioranza di centrodestra.

“Da un punto di vista aritmetico i numeri ci sono – aggiunge Gagliardi – dal punto di vista politico se la faranno fuori quelli che devono decidere. Io non faccio parte di quel nucleo trattante, quindi al momento non lo posso sapere. In sostanza, bisogna vedere se coloro che hanno l’autorità di negoziare il nuovo assetto in Provincia, hanno la volontà di confermare la precedente alleanza. Quello che posso dire, e lo ripeto, è che l’attuale amministrazione può rimanere in carica”.

La lunga militanza in corso Vittorio Emanuele qualche orientamento di prospettiva lo può dare: “In passato ho fatto l’esperienza di un consiglio in cui si era esattamente 15 a 15 e quel mandato è durato 5 anni. E’ stata un’esperienza con varie tensioni, ma se c’è la volontà di fare, le cose si fanno. In questa situazione bisognerà che oltre all’accordo numerico vi sia anche la volontà di condivisione sui programmi”.

Fra qualche mese oltretutto il ruolo del Consiglio provinciale potrebbe cambiare e tornare ad avere una sua centralità nelle scelte per il territori, considerati anche che ci sono in ballo gli investimenti del Pnrr.  Collegato alla manovra 2022 come noto c’è un disegno di legge che prevede il ripristino della Giunta accanto al presidente e l’elezione simultanea di Presidente e Consiglio. “La legge Delrio – aggiunge Gagliardi – ha previsto per le Province un presidente autocratico che poteva delegare, ma anche no. La nuova legge prevede assessori con compiti gestionali e un Consiglio che tornerà a fare quello che faceva prima. Immagino che sarà approvata entro il 31 dicembre, per evitare la gestione provvisoria e se verrà approvata, la rinascita delle Giunte sarà immediatamente esecutiva e nel giro un mese o due avremo di nuovo un presidente, una Giunta e un Consiglio”.

E’ a questo punto che l’accordo politico diventa fondamentale. Se, fantasticando,  Signoroni e Gorlani decidessero di tornare nell’alveo dei partiti di centrodestra (e se questi li accettassero, dopo essersi scontrati in Tribunale), si creerebbe l’esatto reciproco della situazione attuale: otto voti al centrodestra, cinque al centrosinistra.

“Sarebbe davvero un’originalità, con tutto quello che si sono detti… “, ammette Gagliardi, “ecco, questa sarebbe un’esperienza che mi manca”.

Giuliana Biagi

 

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