Cronaca

Intesa Sanpaolo verso la chiusura
di un altro sportello in centro

E’ destinata a chiudere la filiale di Intesa Sanpaolo di piazza Stradivari, sotto i portici della ex Casa di Bianco. Fino allo scorso aprile si chiamava Ubi Banca, come ancora recita l’insegna, ma con l’acquisizione da parte del gruppo bancario torinese, si è venuta a creare una sovrapposizione di filiali a pochissima distanza, vista la presenza della sede più spaziosa all’angolo con via Gramsci. Una sovrabbondanza di sportelli ritenuta tanto più superflua, visto il maggiore utilizzo dei servizi online da parte dei clienti.

A questa chiusura corrisponde però la riapertura della filiale di via del Sale, specializzata nei servizi alle imprese. Curiosa la sorte di questo sportello, nato come filiale di Ubi Banca un paio di anni fa, appena prima della fusione, e subito destinata a cambiare insegna. La stessa cosa è avvenuta alla filiale Ubi di viale Po, anch’essa rilevata dal gruppo bancario torinese, il primo in Italia per numero di sportelli: anche qui viene svolta consulenza rivolta alle imprese, stavolta del settore agricoltura.

L’ultima chiusura in vista di Intesa Sanpaolo si aggiunge a quelle già note alcuni mesi: cesseranno infatti a giorni le filiali di via dell’Annona di fronte allo stadio e quella di via Mantova, con il risultato che resteranno solo due sedi a disposizione della clientela privata in città: quella centrale in piazza Stradivari e quella di piazza Risorgimento, all’angolo con via Montello. La riduzione dei servizi alla clientala privata, prendendo spunto dall’emergenza sanitaria dello scorso anno, è diventata ormai strutturale, proseguendo un trend di riduzione dei costi sul personale che gli istituti bancari avevano già intrapreso da tempo. Questa dinamica, generale e non certo legata solo ad Intesa, preoccupa il sindacato: il progressivo spostamento verso lo smart working del personale, dettato da ragioni sanitarie, potrebbe diventare  sempre più una scusa per delocalizzare il lavoro in Paesi dove gli oneri sul personale sono pù bassi, come avviene per molti settori produttivi.

“Tutte le riorganizzazioni dei gruppi bancari hanno avuto come esito dei piani di prepensionamento”, avverte Marco Arisi, segretario provinciale della Fabi. “Dal 2019 circa si sta assistendo quantomeno ad una nuova assunzione ogni due persone che lasciano. Il Covid ha sicuramente influito in queste dinamiche, portando a modifiche delle strutture organizzative, che adesso però dovranno essere governate. Sto parlando del lavoro a distanza: le aziende lo stanno utilizzando sulla base di disposizioni legislative tese a limitare le occasioni di contagio, ma in prospettiva andrà organizzato secondo le regole già previste nel contratto dei bancari. L’applicazione dello smart working insomma non può essere demandato in maniera totale alle sole scelte aziendali”. gbiagi

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