Spettacolo

"Iphigénie en Tauride": a teatro
per la regia di Emma Dante

Ritorna al Teatro Ponchielli una regia di Emma Dante, dopo il successo di pubblico e critica di Misericordia andato in scena il 20 ottobre scorso. La regista siciliana si misurerà con un titolo d’opera di C. W. Gluck: Iphigénie en Tauride, con protagonista una star del belcanto come Anna Caterina Antonacci nel ruolo del titolo.

Il nuovo allestimento, in scena il 3 e 5 dicembre, proporrà una lettura intensa e spiazzante come solo una delle più grandi registe contemporanee sa fare.

LA TRAMA – Durante la tempesta, sbattute dal vento Ifigenia e le Sacerdotesse si tengono strette in una catena umana. Mentre un’onda di sangue si muove furiosa, il proscenio viene occupato da una lunga fila di corpi agganciati tra di loro, alla fine della quale sta Oreste.

Nella quiete dopo la tempesta, purificato dalle calamità, un ventre chiaro accoglie il tempietto di Diana in cui sei cariatidi reggono il tetto. Ifigenia si ripara nel tempio dove vive in incognito, accudita dalle sacerdotesse che indossano pellicce e corna di cervo e accendono incensi e si allenano a cacciare con frecce e faretre per difendersi. Le sacerdotesse rappresentano la tenera proiezione dell’anima di Ifigenia, essendo fanciulle greche lontane dalla patria come lei.
Ma nonostante sia salva, lavata e purificata dall’acqua sacrale, Ifigenia continua ad essere turbata da un orribile sogno: Clitemnestra uccide il marito, il fratello Oreste uccide la madre, ed infine lei stessa trafigge il fratello. Anche le compagne appaiono sgomente per il sogno e quando Ifigenia invoca Diana affinché le consenta di ricongiungersi con Oreste, le sacerdotesse si uniscono commosse al suo pianto.

Nella Tauride tutti gli stranieri che mettono piede nel paese devono essere sacrificati alla dea e quando Oreste e Pilade vengono condotti in processione dagli Sciti di fronte a Ifigenia, Toante le ordina di preparare il sacrificio dei due giovani greci. L’esultanza per il sacrificio scatenerà tra gli Sciti una feroce danza di morte.
Ifigenia in Tauride è una tragedia sull’amore e sulla fratellanza, sui sentimenti selvaggi in cui il destino è più forte di qualsiasi scelta.

Ifigenia farà di tutto per salvare il fratello Oreste nonostante sconosca la sua vera identità e Oreste farà di tutto per salvare Pilade, il cugino che ama più della sua vita stessa. Oreste e Pilade vengono incatenati a colonne ioniche che muovendosi nello spazio creano geometrie esistenziali. Oreste rincorre Pilade, lo abbraccia, lo bacia, ma egli è allontanato dalle catene che lo tirano dalla parte opposta. I due giovani si inseguono disperati, raccontando un amore impossibile.

Dall’altalena della vita Ifigenia deciderà di risparmiare uno dei due amanti e mentre il tessuto chiaro del ventre si muove dolcemente, inviterà a salire nell’altra altalena, il condannato che desidera ricevere la grazia. Oreste salva l’amico spingendolo sull’altalena, scegliendo sé stesso come vittima sacrificale, ma Ifigenia non se la sente di levare il coltello contro di lui e invoca Diana perché le infonda nel cuore la crudeltà necessaria per compiere il terribile gesto.

Oreste viene preparato per il sacrificio, e lui stesso incoraggia la sorella, ancora sconosciuta, dicendole che la morte è il suo unico desiderio, dandole una carezza intenerito dal dolore profondo che lei gli dimostra.
Quando Ifigenia sta per levare il pugnale, Oreste si ricorda del sacrificio della sorella, tanti anni prima, ed invoca il suo nome.

La tragedia si conclude con una grande battaglia tra i Greci e gli Sciti che viene risolta dall’intervento ex machina di Diana che invita Oreste a tornare a Micene per esserne il re, conducendo con sé anche la sorella al cui coraggio egli deve la vita. Le sacerdotesse dalle tuniche chiare si vestiranno a lutto e dall’alto cadranno drappi neri trasformando il tempio in un ventre oscuro.

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