Fanghi da depurazione vietati
sui terreni di 42 comuni cremonesi
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Fanghi da depurazione vietati sui terreni agricoli di 174 comuni lombardi, di cui 42 in provincia di Cremona. Un numero in crescita, contenuto in un decreto di Regione Lombardia che avrà validità dall’anno prossimo.
Questi i comuni cremonesi nei quali la produzione di effluenti da allevamento, dovuta al carico zootecnico, supera il limite fissato dalla Direttiva nitrati e dalla norma regionale di settore (170 kg N/ha/anno per le zone vulnerabili; 340 kg N/ha/anno per le zone non vulnerabili): Agnadello, Bagnolo Cremasco, Camisano, Capergnanica, Cappella Cantone, Capralba, Casale Cremasco – Vidolasco, Casaletto Ceredano, Casaletto di Sopra, Casaletto Vaprio, Castel Gabbiano, Castelleone, Chieve, Cremosano, Crotta d`Adda, Cumignano sul Naviglio, Dovera, Formigara, Gombito, Izano, Malagnino, Moscazzano, Palazzo Pignano, Pandino, Pessina Cremonese, Pieve San Giacomo, Pizzighettone, Quintano, Ricengo, Ripalta Cremasca, Ripalta Guerina, Rivolta d`Adda, Romanengo, San Bassano, Sergnano, Soncino, Spino d`Adda, Stagno Lombardo, Ticengo, Trescore Cremasco, Trigolo, Vescovato
“Nel 2022 – dichiara l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi – lo spandimento di fanghi da depurazione nei campi sarà vietato in 174 Comuni lombardi. La materia organica ha reso la pianura padana una delle terre più fertili al mondo. La Regione Lombardia continua a prediligere gli effluenti zootecnici rispetto alla chimica per la fertilizzazione dei campi. Dobbiamo anzi continuare a lavorare affinché la materia organica sia utilizzata per ciò che è: una straordinaria risorsa in ottica di economia circolare, dalla quale poter produrre energia green. Investendo in iniettori e in innovazione tecnologica stiamo contribuendo alla riduzione delle emissioni in atmosfera. La strada è questa, a tutela della zootecnia, dell’agricoltura e dell’ambiente”.
“La scelta di prediligere concime naturale per la nostra terra – ha aggiunto l’assessore – sarà sempre più vincente anche sotto il profilo dell’immagine aziendale. I fanghi, correttamente trattati, eventualmente devono essere considerati come integrativi dove manca materia organica, non possono sostituirla. Vogliamo dare ai nostri allevatori e produttori la possibilità di essere competitivi sul mercato. In Lombardia, prima regione agricola d’Italia, l’agroalimentare sta guidando la ripartenza”. “L’export – ha continuato – fa registrare crescite in doppia cifra anche rispetto al periodo pre pandemia e dobbiamo sostenere le nostre aziende agricole in questo percorso legato a doppio filo alla sostenibilità ambientale”.
“Il numero dei Comuni in cui è attivo il divieto è aumentato rispetto allo scorso anno, segno di una zootecnia che cresce. Questa attività – ha concluso l’assessore Rolfi – è alla base delle Dop italiane più conosciute e apprezzate al mondo. Con l’innovazione tecnologica le nostre aziende agricole hanno la possibilità di abbattere le emissioni e trasformarsi in agroraffinerie in grado di produrre energia pulita”. gb