Stalking: condannato l'uomo
affetto da "ipersessualità"
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E’ stato condannato a un anno e quattro mesi contro i due e mezzo chiesti dal pm, Marco (nome di fantasia), finito davanti al giudice pe l’udienza preliminare per il reato di stalking nei confronti di una massaggiatrice cinese. L’uomo è in cura al Centro psico sociale perché affetto da un disturbo di natura sessuale. Era stato lo stesso imputato, difeso dall’avvocato Michele Barrilà, a chiedere aiuto, sostenendo di non sentirsi bene, e in seguito era sorto il sospetto che potesse essere affetto da un disturbo che riguarda la sfera sessuale: e cioè una vera e propria dipendenza sessuale, un disturbo psicologico e comportamentale nel quale il soggetto ha una necessità patologica ossessiva di avere rapporti sessuali o di pensare sempre al sesso.
Secondo lo psichiatra Sergio Monchieri, consulente del giudice, Marco era capace di intendere e di volere, e di conseguenza in grado di affrontare il processo. Secondo l’esperto, l’imputato può essere definito un “molestatore assillante appartenente alla sottotipologia dei rifiutati”. In sostanza, sentendosi rifiutato dalla donna di cui si era invaghito, avrebbe cominciato a tartassarla. Tutto ciò, però, non configurerebbe una specifica patologia, ma solo un tratto che rientra nella classificazione criminologica descritta nella teoria dello studioso Mullen a cui Monchieri ha fatto riferimento nella sua perizia.
Marco, processato con il rito abbreviato condizionato alla perizia, aveva un’ossessione per la massaggiatrice cinese. Esasperata, la donna lo aveva denunciato. Lui era stato sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento che però aveva ripetutamente violato, fino a finire agli arresti domiciliari. Ma non importava. La voleva vedere per “ringraziarla” ironicamente di averlo denunciato. Così era evaso dai domiciliari, rimediando una condanna ad otto mesi di reclusione.
Nella sentenza di oggi, il giudice Elisa Mombelli ha deciso per il minimo della pena, escludendo la recidiva (l’imputato ha alle spalle precedenti per rapina e omicidio colposo per un incidente stradale) e applicando le attenuanti generiche. “Il mio cliente”, ha sostenuto l’avvocato Barrilà, “è menomato da un deficit di disturbo della personalità ed ha una ridotta capacità di porre un freno ai propri impulsi. Il giudice ha evidentemente tenuto conto di questa particolare condizione dell’imputato, che tra l’altro lo scorso lunedì ha anche tentato di togliersi la vita”.
Sara Pizzorni