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“Berlusconi al bivio, è rischio trappola”

“Per Berlusconi la suggestione del Quirinale può essere un miraggio, una trappola o un’occasione. Per ora, a dire il vero, appare soprattutto come un miraggio. Non privo di un suo fondamento, però. Il Cav infatti può contare sui voti del centrodestra, che in questo Parlamento non sono affatto pochi. E può confidare che dal magma grillino in ebollizione, tra parlamentari in libera uscita e nipotini del populismo ormai disillusi e diseredati, possa venirgli qualche sorprendente sostegno in più. Difficile che tutto questo gli garantisca il numero magico che lo porterebbe sul Colle. Ma vi si può avvicinare, e la cosa ovviamente finisce per essere una tentazione a cui non è sempre facile resistere. 

Il punto è che se mezzo Parlamento si troverà a votare per lui, l’altro mezzo, sulla carta più abbondante, sarà indotto a gridare ancora più a gran voce la sua contrarietà. E così Berlusconi si verrà a trovare nuovamente nel bel mezzo di una tempesta politica. Con un paese spaccato in due sul suo nome, come capita ormai da un quarto di secolo a questa parte. E per giunta spaccato sul Quirinale, cioè su quel luogo che dovrebbe essere il sigillo della sua unità. 

Niente di nuovo, verrebbe da dire. In fondo Berlusconi risulta una figura divisiva fin dalla sua discesa in campo. E per quanto egli non si capaciti dell’avversione che mezza Italia gli abbia sempre riservato non si può certo dire che abbia fatto molto per evitarlo. La polarizzazione dello scontro fa parte in un certo senso del codice genetico della seconda repubblica. E tanto più delle attitudini del suo, chiamiamolo così, fondatore politico. 

E tuttavia il Berlusconi degli ultimi mesi era sembrato rivolgere le sue premure verso un allentamento di questa tensione. Proclamando il suo europeismo più ortodosso. Sostenendo Draghi a più non posso. Spendendo parole di buonsenso all’indomani di ogni polemica. E soprattutto distinguendosi da quei suoi alleati (Salvini e Meloni) così ansiosi di fagocitarlo. Alleati a cui egli a sua volta non ha evitato in questi ultimi tempi di rivolgersi con una certa malcelata sufficienza. 

A fronte delle intemperanze dei partiti più forti (e più spavaldi) che gli stanno accanto, Berlusconi ha fatto quel che poteva per offrire agli italiani un’idea più pacata, morbida e compiacente di sé. Non più il leader che parla ai tifosi e gode nello stare al centro della polemica. Semmai, un vecchio zio pieno di saggezza che ha deposto le armi di una volta e si è liberato dei bollenti spiriti. Desideroso solo di trovare il suo conforto districandosi tra nipoti -i suoi e gli altri- quasi tutti più fumantini di lui. Concavo e convesso insomma, per dirla con una sua frase cult. 

A questa trasmutazione del Cav d’una volta alcuni credono, altri meno, e altri ancora niente affatto. Si comprende come a un certo punto della vita si voglia uscire dalla controversia. Ma si comprende altrettanto e forse più che in politica la lunga scia delle polemiche del passato, delle cose fatte e delle cose dette, delle tempeste che si sono suscitate e attraversate, tutto questo non svanisce mai d’incanto e si lascia sempre dietro una coda di ricordi e di veleni che non sono mai così facili da archiviare. 

Berlusconi è stato l’uomo della radicalizzazione. Se ora decidesse davvero, tenacemente, di rimettersi in pista per il Quirinale, tutte le fratture di questi lunghi anni tornerebbero più attuali. E tutta quella ‘patina’ di buonsenso, di misura, di spirito conciliatorio che riveste le sue ultime prese di posizione andrebbe -sia detto con rispetto- a farsi benedire. 

La battaglia per il Quirinale ci dirà insomma quale sarà il destino, e quale il significato, del berlusconismo. E quale sarà la interpretazione che cercherà di darne il suo eroe eponimo. Quello che è certo, è che egli si trova oggi al bivio tra dare fuoco alle polveri e cullarsi nella pace dei sensi. Quello che è probabile, è che le sue polveri siano bagnate”. (di Marco Follini)  

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