Cronaca

Minori e alcol, Confcommercio
prende distanze da "Mala movida"

Lupi e Badioni

Condanniamo in modo fermo e inappellabile quegli operatori che somministrano alcolici ai minori”: a dirlo è Alessandro Lupi, presidente di Fipe Confcommercio Cremona, che prende le distanze dalla cosiddetta “mala movida”. Parallelamente, chiede “che non si criminalizzi tutto il settore, riconoscendo la dignità e l’impegno della maggioranza delle imprese che operano osservando le regole e promuovendo un divertimento responsabile.

Lo dobbiamo come forma di rispetto della dignità e dei sacrifici che – da sempre ma in particolare nel periodo della pandemia e ancora oggi – fanno le attività del comparto. La nostra attenzione al problema non è di facciata. Ne è prova il rapporto costante e proficuo, sul fronte della sicurezza, con le Istituzioni e le forze dell’ordine. Pensiamo, solo per citare un esempio, alla significativa azione sviluppata durante l’estate, con l’abolizione del vetro per l’asporto. Ed ugualmente forte l’attività della Federazione a livello nazionale. Solo qualche settimana fa è stato sottoscritto – con la Associazione Nazionale Magistrati -un protocollo per diffondere legalità e consapevolezza sui rischi per chi somministra alcol ai minori. Crediamo che offrire un divertimento responsabile, contrastare gli abusi, oltre che un impegno etico, sia fattore irrinunciabile per chiunque voglia puntare sulla qualità dell’offerta.

A livello provinciale il nostro gruppo, da sempre, crede nel valore della professionalità e nella serietà di chi lavora nei pubblici esercizi. Per questo svolgiamo una azione costante di sensibilizzazione ma anche di formazione per titolari e dipendenti. Guardiamo con attenzione anche ai clienti. In passato, realizzando con il Comune campagne di comunicazione dedicate, abbiamo lavorato per spiegare ai giovani i rischi legati alla “mala movida”.

Quella del rafforzamento della consapevolezza pensiamo sia la via più efficace per contrastare il fenomeno. Un obiettivo che si scontra con la liberalizzazione e l’assenza di ogni controllo sul rilascio delle licenze che spesso portano imprenditori improvvisati se non persino “avventurieri” ad aprire un locale. Non è certo una partita che può essere combattuta a livello locale. Ma occorre una più forte compattezza tra Associazioni, forze economiche e Istituzioni (magri partendo proprio dal coinvolgimento di Anci e Upl) perché la questione venga inserita nell’agenda del Governo, valutando non solo gli aspetti economici ma anche quelli legati alla sicurezza e alla tutela della salute”.

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