I cristiani a Kabul: la situazione
raccontata da chi c'era
“Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. E’ nelle parole degli Atti scelte da Papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2021 (che si celebra domenica 24 ottobre) il fulcro del convegno organizzato al Centro Pastorale Diocesano dal Gruppo Missionario S. Abbondio. L’evento, moderato dalla professoressa Daniela Negri, ha raccontato l’esperienza missionaria dei Padri Barnabiti in Afghanistan con due ospiti: in presenza Padre Giovanni Villa della Comunità San Luca di Cremona, che per oltre dieci anni ha ricoperto l’incarico di Superiore Generale; e collegato online da Roma Padre Giovanni Scalese, dal 2015 Responsabile della Missione cattolica ‘sui iuris’ in Afghanistan.
Padre Scalese è rientrato da Kabul lo scorso 26 agosto con uno degli ultimi voli disponibili per lasciare la capitale dopo il crescendo di tensione dovuto alla presa del potere da parte dei talebani.
Siccome per capire il presente è necessario conoscere il passato, ecco che Padre Villa ha ripercorso la storia dei Barnabiti in Afghanistan: “Nel 1919 il Governo afghano stipulò un trattato con l’Italia, permettendo che si erigesse all’interno dell’Ambasciata Italiana un luogo di culto per i cristiani stranieri presenti in Afghanistan. Questo rende la vita cristiana nel Paese davvero singolare rispetto ad altre Nazioni, in cui i cristiani possono accedere ai luoghi di culto liberamente”.
Padre Villa inoltre ha precisato inoltre quale sia il ruolo del sacerdote a Kabul, dove il primo cappellano fu inviato nel 1933: «Il sacerdote non è in Afghanistan per il Paese, in quanto il regime musulmano non consente alcuna evangelizzazione, bensì è a servizio degli stranieri presenti su territorio e operanti nelle ambasciate o in altre attività».
L’equilibrio a Kabul è sempre stato precario e si era incrinato già nella primavera 2020 con la comparsa del Covid-19 -periodo in cui i cristiani potevano andare a messa soltanto a Natale e a Pasqua- fino a disintegrarsi nell’estate 2021 con il governo dei talebani. Padre Scalese è rimasto insieme alle Suore Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta, che accudivano gli ospiti con disabilità dell’Associazione Pro Bambini di Kabul: avevano deciso di muoversi soltanto a patto di portare anche i piccoli afghani. Un’impresa difficile ma riuscita ed emersa nella testimonianza toccante di Padre Scalese, che auspica di tornare presto in Afghanistan.