Fanghi contaminati sui campi
cremonesi: chiuse le indagini
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Sono chiuse le indagini sull’azienda bresciana accusata di aver sparso anche su terreni agricoli della provincia di Cremona una quantità impressionante (150mila tonnellate tra 2018 e 2019) di fanghi da depurazione contaminati. La Wte, con siti industriali dislocati tra Calcinato, Calvenzano e Quinzano, è in amministrazione giudiziaria dal 24 maggio. I fanghi, che avrebbero dovuto esere depurati, igienizzati e così utilizzati come fertilizzanti, sono stati sparsi oltre che in svariate località bresciane nei comuni cremonesi di Formigara, Castelvisconti, Pieve D’Olmi, Pieve San Giacomo, Sospiro, Martignana di Po, Torricella de Pizzo, Castelleone, Gussola, Casalmorano, Piadena, Persico Dosimo, Derovere, Scandolara Ravara.
22 gli indagati tra persone fisiche e società, con accuse che vanno dal traffico illecito di rifiuti alla gestione di rifiuti non autorizzata, fino al getto pericoloso di cose. Ora hanno 20 giorni di tempo per essere ascoltati dal Pm o depositare una memoria scritta.
Agghiaccianti le intercettazioni telefoniche emerse nel corso delle indagini come quella di un geologo della Wte, che al telefono di uno dei contoterzisti, aveva detto: “Io ogni tanto ci penso eh… Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi… Io sono stato consapevolmente un delinquente”.
I fanghi che venivano sparsi sui campi degli inconsapevoli agricoltori erano, a detta di Arpa e del consulente della procura, veri e propri rifiuti.
I contoterzisti, secondo quanto ricostruito durante l’indagine dei Carabinieri forestali, venivano pagati oltre 100mila euro al mese per spargere quei fanghi che, stando all’accusa, non venivano lavorati a norma di legge; ma dalle analisi prodotte con le autocertificazioni tutto sembrava regolare. gb