Cronaca

Figlie "ingestibili", la mamma
a processo: "Ero esasperata"

Ha parlato di “figlie problematiche e ingestibili”, tanto che se n’era andata di casa lasciandole sole. “Non ce la facevo più”. Oggi la mamma imputata di aver maltrattato le sue due ragazze, una all’università all’epoca dei fatti, si è difesa dalle pesantissime accuse mosse dalle giovani, che in aula, in una deposizione shock, avevano parlato di aggressioni, violenze verbali, umiliazioni, privazioni e insulti.

“Vivevamo recluse in camera nostra”, avevano detto le due ragazze, che avrebbero subito maltrattamenti fino al 2019. “Se dovevamo stendere lo dovevamo fare in camera nostra o in garage, perchè alla mamma le nostre cose davano fastidio. Potevamo solo stare in camera nostra o in bagno, non potevamo nemmeno usare la lavatrice”. “La mamma mi diceva che la mia presenza era urticante”, aveva detto la maggiore, “e mi chiedeva quando me ne sarei andata di casa”. “La nostra roba le faceva schifo”, avevano detto le due sorelle. “Quando tornavo a casa la notte”, aveva raccontato la maggiore, “trovavo la porta di casa chiusa. Arrivavo tardi perchè in pizzeria facevo i turni di sera”. Ad aprirle, di nascosto, era la sorella. “Vivevamo perennemente chiuse in camera. Tutte le nostre cose erano stipate lì”.

Oggi davanti al giudice, la mamma, rimasta invalida dopo un grave incidente, ha fornito la sua versione dei fatti. “Sono stati anni difficili”, ha raccontato la donna, che ora, grazie alle cure e alla riabilitazione, è molto migliorata, anche se cammina ancora con l’aiuto di una stampella. L’imputata ha parlato dei suoi problemi fisici, del disinteresse del marito, “che non pagava nè il mutuo, nè il mantenimento delle ragazze”, della separazione, avvenuta nel 2015, e del rapporto estremamente complicato con le due figlie. “Discussioni tutti i giorni, nessun controllo, nessun limite, non rispettavano gli orari, una tornava dalla discoteca alle 6 del mattino senza avvertire o senza rispondere al telefono, la più grande cambiava i ragazzi come fossero vestiti”. E poi i pensieri economici: “Ho scoperto che c’era un debito di 6 mila euro del mutuo che ho dovuto pagare io. Prima facevo la cuoca, poi, dopo l’incidente sono stata riqualificata come cassiera: 600 euro al mese, 650 di mutuo al mese, le ragazze da mantenere, non ce la facevo più”.

Nel gennaio del 2018 la donna era andata via di casa, “ma ho sempre continuato a mantenerle”, ha chiarito.  “Pagavo il mutuo, l’università, le bollette, facevo la spesa, lasciavo loro il cibo. Mai le ho insultate, nè  percosse”. La mamma ha negato di aver lanciato una sedia addosso a una delle figlie, o di averle vessate o umiliate. L’anno dopo l’imputata era tornata a casa, “ma dopo aver scritto delle condizioni, e cioè di tener puliti e in ordine gli spazi comuni della casa”. “Quando sono rientrata”, ha ricordato la donna, “ho trovato la casa in un totale stato di abbandono. C’era sporco dappertutto, le pulci del cane ovunque, nella cucina non c’era un posto libero. Volevo solo responsabilizzarle”.

Gli ultimi due testimoni saranno sentiti nel corso della prossima udienza, fissata al 3 marzo.

Sara Pizzorni

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