Schiamazzi e agenti accerchiati
Ma non ci fu resistenza. Assolti
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Due ragazzi finiti a processo con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale sono stati assolti con formula piena. Secondo il giudice, “il fatto non sussiste”. I due, Mattia e Cristian, 26 e 33 anni, entrambi cremonesi, erano difesi dagli avvocati Marilena Gigliotti e Cristina Pugnoli. Per gli imputati, anche il pm aveva chiesto l’assoluzione.
I fatti erano accaduti alle 3,30 della notte tra il 24 e il 25 dicembre del 2014 in via Mincio davanti al bar Cantuccio, dove era in corso una festa alla quale stavano partecipando una trentina di persone, tutte alticce. Per terra c’era di tutto: bottiglie, bicchieri e vetri sparsi ovunque. Insopportabili gli schiamazzi, tanto che qualcuno aveva chiamato la polizia. Sul posto erano arrivate due Volanti con due agenti per auto.
“Due delle persone presenti si stavano spintonando”, aveva raccontato in aula uno dei poliziotti. “Uno dei due è fuggito, mentre l’altro è stato identificato”. Era Mattia. Su 30 persone, gli agenti erano riusciti ad identificarne 16. Mentre stavano svolgendo accertamenti sull’identità dei presenti, uno dei poliziotti era stato spintonato da Mattia, che era in forte stato di alterazione. Il giovane era quindi stato fermato e accompagnato all’interno della Volante dove si era dimenato, sferrando calci e pugni contro lo sportello.
“A quel punto”, aveva riferito il poliziotto, “tutte le persone presenti ci hanno circondato”. Momenti concitati, quelli con gli avventori, intervenuti contro gli agenti in favore di Mattia. Nello stesso momento i poliziotti, impegnati a far sfollare la piazza, avevano sentito aprirsi la portiera dell’auto di servizio. Era Cristian, che stava cercando di far scendere l’amico dalla Volante.
Entrambi erano stati bloccati e accompagnati in Questura. Nei loro confronti era scattata una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale, più una sanzione amministrativa per ubriachezza molesta.
Ma dalle testimonianze sentite in aula è emersa la mancanza di dolo. “La tensione era alta e i giovani avevano bevuto, ma la percezione degli agenti è stata alterata”, hanno sostenuto i difensori. “Il mio cliente”, ha detto l’avvocato Gigliotti, “è rimasto nella macchina della polizia una ventina di minuti ed è stato colto da una crisi di panico”. “Mi sentivo soffocare”, aveva detto lo stesso imputato in udienza. “L’amico, per aiutarlo, gli ha aperto la portiera, ma entrambi sono rimasti sul posto a disposizione. Non c’è stata alcuna resistenza, nessuno dei due è fuggito, e una volta accompagnati in Questura hanno fornito senza problemi le proprie generalità. Non c’è stato dolo, nessuna volontà di sottrarsi al controllo”.
Sara Pizzorni