Allegri: "Nel 2023 in giunta regionale
torni un assessore cremonese"
Intervista al presidente dell'Associazione industriali di Cremona: "Masterplan 3C, a giorni la costituzione dell'Ats. Non ci sono alternative al green pass, muoviamoci tutti in questa direzione. Tra i problemi della ripresa, la carenza di manodopera specializzata ed il costo dell'energia: non è un tabù parlare di produzione termonucleare"
Amministratore unico di Panificio Cremona Italia, impresa del settore agroalimentare, già presidente dei giovani industriali cremonesi, ingegnere, Stefano Allegri è presidente dell’Associazione industriali di Cremona dallo scorso giugno.
Presidente Allegri, siamo ancora all’inizio del suo mandato quadriennale. Quali sono i suoi principali obiettivi? “Anche se in carica da pochi mesi, io e la mia squadra ci siamo già mossi per attuare alcuni progetti che abbiamo condiviso. In primo luogo, come eredità della presidenza Buzzella, desideriamo concretizzare il progetto relativo al Masterplan 3C. Il mio predecessore ha infatti commissionato il Masterplan ed ora sono felice di annunciare che, entro pochi giorni, la parte attuativa troverà finalmente un compimento, con la costituzione dell’Associazione temporanea di scopo, con la regia dell’amministrazione provinciale ed il coinvolgimento di tutti gli altri soggetti sottoscrittori. In questi mesi ho già parlato con tutti i presidenti delle associazioni di categoria cremonesi e con le segreterie politiche dei principali movimenti e partiti del territorio per condividere alcuni obiettivi concreti di politica economica. Parto dal Masterplan perché l’attuazione si collega ad un secondo obiettivo del mio mandato, quello di un nuovo posizionamento di Cremona a livello regionale. Il nostro rapporto con la politica deve cambiare e diventare proattivo ed il nostro territorio deve trovare una rappresentanza: l’obiettivo è che, con le elezioni regionali del 2023, ritorni in giunta regionale un assessore cremonese”.
Quanto conterà per il rilancio di Cremona a livello regionale l’elezione del suo predecessore Francesco Buzzella alla guida di Confindustria Lombardia? “L’elezione di Buzzella al vertice regionale di Confindustria, con il voto unanime di tutti i territori della Lombardia, rappresenta un risultato molto importante anche per il nostro territorio. Accanto alla nostra, ci sono poi altre categorie economiche cremonesi che esprimono un presidente regionale: penso a Coldiretti, Confagricoltura, Cna, Asvicom. In questo modo potremo certamente fare sistema a livello regionale e generare, come privati, un assist alla parte pubblica: la politica cremonese deve impegnarsi per raggiungere un ruolo di rappresentanza a livello lombardo, per tutelare maggiormente il nostro territorio. Una Lombardia forte non può essere costruita senza province forti e senza attenzione alla periferia”.
All’interno del sistema confindustriale regionale, alcune territoriali più piccole si sono alleate con altre più grandi per contare di più: è il caso di Lecco-Sondrio che ha realizzato una partnership con Bergamo. Si tratta di una strada che potrebbe percorrere anche l’Associazione industriali di Cremona? “Non credo che questo percorso sia adatto per noi. Siamo parte integrante di Confindustria Lombardia che ora è appunto guidata da un cremonese. Certamente dobbiamo creare ancora maggiore sinergia tra le territoriali, soprattutto sul fronte dei servizi, continuando un cammino già avviato e caratterizzato da un grande dialogo tra le associazioni e i presidenti”.
In questo periodo di ripresa post-pandemia, quale è la situazione generale delle industrie cremonesi? “Ci troviamo in una fase di grande fermento, di crescita e di entusiasmo. La fiducia delle famiglie è elevata ed avremo una crescita nel 2021 del 6% circa e nel 2022 del 4% a livello nazionale. Ma potrebbe non bastare nel prossimo futuro e quindi dobbiamo lavorare per mantenere alto il livello di accelerazione della crescita, cercando di incentivare i consumi delle famiglie e completando il percorso di riforme in atto. Resta per noi una priorità affrontare il nodo del cuneo fiscale, spostando la tassazione dal lavoro ai beni fisici”.
Da venerdì 15 ottobre sarà obbligatorio presentare il green pass per accedere ai luoghi di lavoro. Le imprese cremonesi sono pronte? “Da oltre un mese è stata ufficializzata l’introduzione del green pass al lavoro. Se ci fossero stati dubbi, avrebbero dovuto emergere prima. Le imprese di Confindustria sono pronte e del resto sono sempre state lasciate sole. Non bisognerebbe chiedere se le imprese sono pronte, ma se è giusto che si accollino anche questo compito. Non credo che sia giusto, ma certamente è da fare. Non è una normativa a favore delle imprese, ma non possiamo permetterci una scelta diversa e, per il bene del nostro Paese, ci mettiamo ancora una volta in gioco. Nessuno si è preoccupato se le imprese fossero pronte quando, insieme al sindacato, abbiamo realizzato il protocollo per la sicurezza dei lavoratori in questo periodo di pandemia: anzi, il governo ha poi assunto il nostro documento facendolo diventare legge. Le aziende si sono fatte trovare pronte, anche perché altrimenti sarebbero state chiuse e, anche questa volta, saranno pronte: non c’è alternativa al green pass e quindi dobbiamo muoverci compatti in questa direzione”.
Dopo la fine del blocco dei licenziamenti si temeva un crollo del numero di posti di lavoro e dell’occupazione. In realtà questo fenomeno non si è verificato. “Anzi: da gennaio a giugno il numero di posti di lavoro è aumentato. Tuttavia, le imprese stanno facendo fatica a trovare la forza lavoro che cercano. Credo che sia importante una revisione delle politiche di formazione, per un migliore incontro tra la domanda e l’offerta. Inoltre, si è diffusa purtroppo un’idea secondo cui il reddito può essere scollegato dal lavoro: in questo senso, il reddito di cittadinanza non ha certamente influito in modo positivo. Ritengo che sia necessario combattere la povertà, ma gli strumenti vanno gestiti correttamente per evitare conseguenze negative”.
In questa fase di risveglio, le imprese stanno facendo i conti con un’impennata dei costi dell’energia. Quale è la situazione? “Purtroppo in questa fase il costo dell’energia sta incidendo pesantemente sulle industrie, anche a Cremona. L’Europa non ha saputo gestire bene questo tema sia internamente, con una scarsa lungimiranza nel riempire i propri serbatoi quando ne aveva la possibilità, sia all’esterno. Penso infine che non debba essere un tabù parlare di produzione di energia termonucleare come via per arrivare all’indipendenza energetica”.
Guido Lombardi