Cronaca

Violenza sessuale, i Ris: le tracce
sui fazzoletti rivelano l'autore

Sarà cercata non solo in Italia, ma anche all’estero, in particolare a Craiova, in Romania, suo luogo di residenza, la presunta vittima di una violenza sessuale commessa dieci anni fa sulle strade del cremasco. Finora le ricerche, effettuate solo in Italia, sono risultate infruttuose, e per questa ragione il collegio dei giudici ha ordinato le ricerche anche all’estero.

Presunto autore della violenza, Alfred, 43enne albanese. Sarebbe stato lui ad aver violentato, nel luglio del 2010, Silvia, prostituta romena. Oggi l’uomo, che fa il muratore, è sposato con due figli, e vive in provincia di Como. “Sì, nel 2010 frequentavo il territorio cremasco”, aveva ammesso, “e mi è capitato di avere rapporti con delle prostitute, ma è sempre stato consensuale. Non ho mai violentato, nè picchiato nessuno”.

La violenza sessuale si sarebbe consumata alle 2,30 della notte del 9 luglio del 2010. I carabinieri, in seguito ad una telefonata, avevano trovato Silvia con il volto tumefatto. La donna stava esercitando nella zona industriale di Vaiano Cremasco. Era stata assalita alle spalle, picchiata e caricata in una Volkswagen Passat grigia, dopodichè era stata portata a Gradella di Pandino dove era stata violentata. Una volta soccorsa era stata accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale di Crema e poi alla clinica Mangiagalli di Milano.

Durante le indagini, i militari, che avevano percorso il tratto di strada dove la donna si prostituiva, avevano trovato la sua borsetta, le sue ciabatte, i suoi orecchini e tre fazzoletti di carta che erano stati inviati ai carabinieri del Ris di Parma per essere analizzati. Oggi in aula il maggiore Nicola Staiti, del Ris di Parma, sezione biologia, ha parlato dei test effettuati con speciali lampade forensi proprio su quei tre fazzoletti sui quali erano state trovate tracce biologiche dalle quali si era proceduto ad estrarre il Dna. Ne era uscito un profilo genetico “chiaro, identificativo, riferibile ad un soggetto ignoto maschile”.

Il maggiore ha poi riferito che dalla successiva ricerca nel database interno era emerso che quel profilo era già presente negli archivi per via di un altro caso di violenza sessuale commesso nel 2009 a Cinisello Balsamo sempre ai danni di una prostituta.

Nel 2012, dopo aver ottenuto il profilo genetico ignoto, i carabinieri del Ris avevano inviato i reperti alla Banca dati del ministero dell’Interno per una comparazione del codice genetico. Otto anni dopo, nel 2020, era arrivata la comunicazione che l’esame del Dna estrapolato dai fazzoletti aveva portato ad un nome: quello di Alfred, che nel 2017 era finito in carcere. In quell’occasione gli era stato prelevato il Dna, risultato compatibile con il profilo estrapolato dai fazzoletti. “I marcatori analizzati”, ha detto oggi in aula l’esperto, “hanno riscontrato un valore identificativo superiore a 20. Con 10 c’è già una identificazione affidabile, con 20 c’è una ragionevole certezza”.

A processo, l’imputato è difeso dall’avvocato Gianantonio Testa, del foro di Como, che si è opposto alla richiesta del pm di acquisire la querela della vittima, resasi poi irreperibile, e le sue dichiarazioni a verbale. Il collegio ha deciso di effettuare un altro tentativo per cercare di rintracciare la donna. L’udienza è stata rinviata al prossimo 21 dicembre.

Sara Pizzorni

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