Cronaca

Case di Comunità, nel Cremonese
all'ex Inam e al Robbiani

Un ponte tra il cittadino e l’ospedale, una sorta di “filtro” per evitare le centinaia di accessi al pronto soccorso in codice bianco che non solo vanno a ingolfare il lavoro ospedaliero, ma comportano ore di attesa per i pazienti: questo rappresenteranno le case di comunità, il fulcro del progetto regionale per il potenziamento della medicina del territorio.

Saranno due quelle presenti nel territorio cremonese: a Cremona, verrà collocata negli spazi dell’ex Inam, immobile di viale Trento Trieste Case di Comunità, nel Cremonese
all’ex Inam e al Robbianivuoto da oltre un decennio, e che tornerà ad essere un punto di riferimento per la sanità territoriale, mentre a Soresina questa funzione sarà assunta dal Robbiani, che sarà un ibrido tra casa di comunità e ospedale di comunità. Nel Cremasco sarà invece il Santa Marta di Rivolta la sede proprio di una casa e di un ospedale di comunità.

In queste strutture saranno collocate tutte le funzioni più prossime al cittadino, secondo un modello di intervento multidisciplinare: prevenzione e promozione della salute, il comparto delle cure primarie con tutto il necessario per gestire i pazienti cronici, gli ambulatori specialistici per criticità poco complesse.
I Medici di Medicina Generale e i Pediatri di Libera scelta lavoreranno in équipe, in collaborazione con gli infermieri di famiglia, gli specialisti ambulatoriali e gli altri professionisti sanitari quali logopedisti, fisioterapisti, dietologi, tecnici della riabilitazione e altri.

La presenza degli assistenti sociali nelle Case della Comunità rafforzerà il ruolo dei servizi sociali territoriali nonché una loro maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale. Ma la figura chiave nella Casa della Comunità sarà l’infermiere di famiglia che, grazie alle sue conoscenze e competenze specialistiche nel settore delle cure primarie e della sanità pubblica, diventa il professionista responsabile dei processi infermieristici in famiglia e Comunità.

Secondo il PNRR, la Casa della Comunità diventerà quindi lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti sul territorio, in particolare ai malati cronici.
Tra i servizi inclusi è previsto, in particolare, il punto unico di accesso per i servizi sociosanitari e i servizi dedicati alla tutela della donna, del bambino e dei nuclei familiari secondo un approccio di medicina di genere. Potranno inoltre essere ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziane e fragili.

L’Ospedale di comunità, che a Cremona sarà il Maggiore, ospiterà le stesse funzioni della Casa di comunità, con in più tra i 20 e i 40 posti letto a bassa intensità, da gestire in raccordo tra medici di medicina generale e ospedali per acuti.

Laura Bosio

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