Cultura

Il Barbiere di Siviglia ha aperto
la lirica del Ponchielli

Foto Sessa

Un’atmosfera vagamente dark ed impermeata da una vena di black humor mai fuori posto: così si è presentato il Barbiere di Siviglia firmato dal regista Ivan Stefanutti, che ha aperto la Stagione d’opera del Teatro Ponchielli, che ha strappato numerosi applausi a scena aperta e una standing ovation finale, da un pubblico (peraltro piuttosto giovane) che ha dimostrato di saper apprezzare qualche variazione sul tema.

E’ stato l’inno nazionale, come da tradizione, ad aprire la Stagione Lirica, introducendo la frizzante esibizione dell’Orchestra I pomeriggi musicali di Milano, magistralmente diretto da un brioso Jacopo Rivani, che ha regalato un’interpretazione scattante e mutevole della bellissima opera rossiniana.

La ben nota storia del conte d’Altavilla e della sua amata Rosina, interpretati magistralmente dai giovanissimi Matteo Roma e Chiara Tirotta, è ambientata in una Siviglia notturna e oscura, con quattro onnipresenti gatti neri che fanno da musicisti, da cameriere e da paggetti, e un’atmosfera piuttosto inquietante, popolata da strani esseri e sottolineata di gesti talvolta truci dei protagonisti: da Rosina, che infilza con gli spilli una bambolina voodoo di Bartolo mentre canta “Una voce poco fa” e lancia freccette contro un bersaglio con il ritratto del tutore, o lo scheletro che don Basilio, interpretato da Alberto Comes, tiene in mano mentre intona “La calunnia è un venticello”.

Convincente e frizzante la figura di Figaro, che Gianni Luca Giuga racconta come un personaggio spiritoso e accattivante, così come intensa ed efficace è quella di Bartolo,  impersonata dal baritono Diego Savini. Come sempre incisivi ed espressivi gli interventi del Coro OperaLombardia, guidato sapientemente da Massimo Fiocchi Malaspina.

Laura Bosio

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