Il medico: "Non sono no vax,
diffamato". La procura: "Archiviate"
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Anche se il termine “no vax” può essere una “etichetta generica che raggruppa posizioni non sempre coincidenti rispetto alla opportunità/necessità di vaccinarsi”, dall’altra “non appare arbitraria, nè offensiva”. Lo scrive il procuratore della Repubblica di Cremona Roberto Pellicano che ha chiesto l’archiviazione della denuncia per diffamazione a mezzo stampa depositata da Francesco Berti, 55 anni, il cardiologo e medico dello sport finito nell’occhio del ciclone per aver cercato di dissuadere alcune persone dal vaccinarsi durante i colloqui per le anamnesi presso l’hub di CremonaFiere. Otto gli esposti presentati lo scorso aprile contro di lui. Tutti controquerelati dal medico.
Berti, poi destinato al lavoro d’ufficio e in seguito licenziatosi dall’Asst, ha sempre tenuto a sottolineare di non essere un medico no vax, essendosi lui stesso vaccinato. Vedendosi etichettato da alcuni organi di stampa come tale, ha sporto querela.
Secondo il procuratore, però, “in materia di comunicazione di massa, il fenomeno di semplificare con un titolo una vicenda, anche complessa, è frequente, per intuibili ragioni di comunicazione”. Nel caso di Berti, l’utilizzo del termine no vax non è stata una “gratuita denigrazione”, ma ha risposto all’esigenza di “distinguere con nettezza nell’attuale periodo di emergenza le persone favorevoli alla vaccinazione da quelle contrarie”. Secondo il procuratore, “se può essere astrattamente valutabile la querela di un opinionista o un politico che sia stato definito no vax per aver espresso in un dibattito una posizione articolata sui vaccini, non può dirsi lo stesso per la querela di un medico addetto alla vaccinazione, il quale, sovrapponendosi alle indicazioni dell’autorità sanitaria, avanzava riserve e dubbi del tutto estemporanei”. Per il procuratore, la definizione di no vax attribuita a Berti da alcuni articoli di stampa sembra “pienamente giustificabile e continente”.
La veridicità di quanto è stato riportato, ricorda inoltre il procuratore, “è desumibile da diversi elementi: la convergenza di più dichiarazioni rese da persone diverse, il fatto che dichiarazioni di uguale tenore siano state poi rese anche all’autorità sanitaria ed abbiano dato origine ad un’azione disciplinare nei confronti del medico, il contenuto di alcuni post tratti dal profilo facebook dello stesso medico, che pur nella loro scarsa comprensibilità, sembrano esprimere diffidenza sull’informazione riguardante il Covid ed utilizzare temi riconducibili al cosiddetto complottismo”.
Francesco Berti è assistito dall’avvocato Vito Alberto Spampinato. Il legale ha già fatto sapere che farà opposizione alla richiesta di archiviazione della procura per tutti coloro che sono stati querelati. “Non c’è alcun caso vaccino”, ha spiegato l’avvocato. “Il mio cliente è stato accusato di una cosa non vera, e per questo è contrariato e indignato. Il dottor Berti si è vaccinato e non ha nulla contro il vaccino, tanto che ha lavorato all’hub facendo le anamnesi. Questa risonanza mediatica contro di lui, definito no vax, gli è costata un procedimento disciplinare da parte dell’Asst, da cui poi si è dimesso, e un procedimento disciplinare da parte dell’Ordine dei medici di cui ancora si attende l’esito”. “Intanto”, come ha spiegato il legale, “la sanzione disciplinare dell’Asst è stata impugnata in sede extragiudiziale”. Berti si era dimesso dall’oggi al domani e dunque, non avendo dato i tre mesi di preavviso, l’Azienda gli ha trattenuto tre mesi di retribuzione.
“Il mio cliente ha dovuto dimettersi”, ha aggiunto l’avvocato Spampinato, “perchè non ne poteva più, anche a livello psicologico, di essere sottoposto alla gogna di essere additato come contrario alla campagna vaccinale. Non ha retto alla tensione e ha preferito dimettersi”. Riguardo invece ai contenuti dei post pubblicati da Berti su facebook, l’avvocato ha parlato di “commenti ilari o scherzosi”, e ha concluso: “non è accettabile che il mio cliente sia stato diffamato in questo modo. Ci opporremo”.
Sara Pizzorni