Cronaca

Omicidio, quartiere Cambonino
sotto shock: le testimonianze

Un intero quartiere sotto shock, all’indomani dell’atroce omicidio di Fatna Moukhrif, trovata ieri nella camera da letto della sua casa in via Panfilo Nuvolone, in un lago di sangue. Un delitto per cui è stato arrestato il figlio primogenito, Younes El Yassire (leggi qui l’arresto).

Ma chi sono Fatna e Younes? Lei, marocchina, 54 anni, era una donna piuttosto solitaria. Nel quartiere non era molto conosciuta, in quanto usciva poco di casa, ed era quasi sempre in compagnia del marito. “La vedevamo qualche volta sulla panchina davanti a casa, ma si fermava pochi minuti” raccontano i vicini di casa. Una donna come tante, in una famiglia come tante, anche se era rimasta molto segnata dalla morte di Amine: “E’ come se da allora si fosse spenta” racconta una ragazza. E i rapporti con il primogenito non sembravano essere particolarmente buoni.

Younes, 35 anni, è molto più noto nel quartiere, che frequentava ogni giorno, recandosi al bar, in tabaccheria o dal fornaio, e intrattenendo rapporti cordiali con tutti. “Un ragazzo molto cortese ed educato, tranquillo”: così lo descrivono coloro che lo conoscono e che quotidianamente lo incrociavano in piazza.

“Li conosco di vista, un po’ come tutte le altre persone del quartiere. Con Younes ho parlato alcune volte, in quanto ci incrociavamo nella piazzetta davanti alla parrocchia, e quelle poche volte che ci siamo fermati a parlare mi aveva accennato del fratello. Mi sembrava un ragazzo tranquillo, cordiale, sempre il primo a salutare. Poi ho saputo che era sotto psicofarmaci e conoscevo le sue difficoltà, che in un’occasione mi aveva raccontato”.

Quel che è certo, è quanto il delitto abbia sconvolto tutta la comunità. “Nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa simile da un ragazzo come Junes, gentile e disponibile con tutti” racconta un’amica, Chiara Schiroli. “Ci vedevamo al bar a bere il caffè, si chiacchierava… ancora non riesco a crederci”. Anche se tutti sapevano delle sue vicissitudini, e di come la separazione dalla moglie l’avesse gettato nella depressione.

“Veniva ogni giorno nella tabaccheria delle mie figlie” racconta la signora Maria Rigolli. “Era molto gentile ed educato, sebbene piuttosto schivo e riservato. Non riesco ancora a credere a quello che è successo”. Anche ieri sembrava tranquillo quando, verso mezzogiorno, è passato in tabaccheria, forse poco prima dell’omicidio. Ha comprato quattro pacchetti di sigarette: un acquisto insolito, considerando che normalmente ne acquistava soltanto uno. Ma nulla avrebbe mai lasciato presagire quando stava per accadere.

Laura Bosio

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