Cronaca

Ultraleggero caduto, due morti
Assolto presidente scuola di volo

Il 14 aprile del 2017 a Dovera Rodolfo Frigerio, 27 anni, di Milano, e Nicola Beretta, 17 anni, di Osnago, della provincia di Lecco, a bordo di un ultraleggero, morirono dopo essere precipitati in un allevamento di maiali a Barbuzzera. Il 17enne, che era ai comandi, era un allievo che aveva  conseguito il brevetto due mesi prima e stava accumulando ore di volo. Il velivolo si schiantò ‘di muso’, impiantandosi con l’elica, e prese fuoco.

Finito a processo con l’accusa di duplice omicidio colposo, Alberto Frigerio, papà di Rodolfo e all’epoca presidente e direttore della scuola di volo dell’Associazione sportiva Country Club di Dovera, è stato assolto perchè “il fatto non sussiste”. L’imputato, difeso dall’avvocato Daniele Sussmann, del Foro di Milano, era accusato di aver permesso che il figlio, in qualità di istruttore, prendesse posto sul velivolo della scuola e che quest’ultimo, una volta in volo, avesse autorizzato una manovra pericolosa, causando l’incidente. Per Alberto Frigerio il pm aveva chiesto una condanna a quattro anni di reclusione.

Nel corso del procedimento, invece, è stato dimostrato che Rodolfo non era un istruttore e che la manovra cosiddetta “a cappio” non fu mai nemmeno presa in considerazione. A processo è stato anche provato che non ci fu alcuna irregolarità nella gestione dell’ultraleggero di proprietà del club. “Sono soddisfatto”, ha dichiarato l’avvocato Sussmann, che conosce personalmente l’imputato da 30 anni. E’ stato un processo fatto bene in cui il giudice ha approfondito tutti i punti. Per il mio cliente è stato un percorso dolorosissimo. Oltre ad aver visto il figlio carbonizzato, si è trovato anche accusato della sua morte”.

I due ragazzi erano decollati dal campovolo di Dovera, l’”Aviosuperficie JFK”, e avevano sorvolato la campagna circostante. Il proprietario della cascina Molino Rizzi, dove l’aereo cadde, raccontò di aver visto un denso fumo scuro. Per le due vittime, nonostante i tempestivi soccorsi, non ci fu nulla da fare.

Rodolfo Frigerio, come ha puntualizzato l’avvocato della difesa, era un “tuttofare”: collaborava sia come safety-pilot che come conduttore dei servizi meccanici dell’aviosuperficie ed era anche consigliere dell’associazione e della scuola di volo, fondata dal padre nel 1985. Coordinava gli eventi e le feste che si svolgono all’interno dell’aviosuperficie Jfk di Dovera. Non era istruttore. Beretta, invece, aveva da poco preso il brevetto e frequentava l’istituto tecnico aeronautico di Lecco.

A processo sono stati sentiti numerosi testimoni e consulenti, tra cui per la difesa Stefano Benassi, ispettore Faa ed ex pilota militare, e Stefano Patacca, istruttore a Dovera, chiamato dal giudice. I due esperti di volo hanno escluso che il velivolo avesse effettuato la manovra “a cappio”, non utilizzata con gli ultraleggeri e tanto meno a circa 300 metri di quota. “Una manovra inverosimile”, ha spiegato l’avvocato Sussmann. “E’ come se si portasse in autostrada una persona che deve imparare a guidare e le si facesse tirare il freno a mano”.

L’incidente, come hanno spiegato i consulenti, sarebbe invece stato causato da un difetto dell’elica che all’improvviso avrebbe fatto perdere spinta, e quindi velocità. “I testimoni sul posto”, ha detto il legale della difesa, “avevano sentito come una forte sgasata, come se l’elica fosse andata fuori giri. Con un problema del genere non avrebbe potuto far nulla nemmeno il pilota più esperto. Un guasto meccanico che è stato fatale”.

Sara Pizzorni

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