Cronaca

Brutalmente pestato e rapinato
Movente? La gelosia. Il processo

Il 25 agosto del 2019 una pattuglia della stradale lo aveva trovato a piedi sulla Paullese tumefatto e dolorante. L’uomo, albanese, aveva raccontato di essere stato vittima di una rapina per motivi di gelosia, indicando come autori del reato due fratelli albanesi, entrambi muratori per i quali aveva lavorato per una ventina di giorni. I due sono finiti a processo, ma nel frattempo uno di loro è deceduto in Albania. Il procedimento, dunque, prosegue nei confronti del solo Arben Bezhani, che insieme al fratello, la sera del 24 agosto di due anni fa aveva proposto alla vittima di passare la serata insieme. I tre si erano incontrati in piazza Lodi e l’albanese era salito sulla macchina dei due muratori, una Mercedes classe C di colore bianco.

I tre, sempre secondo il racconto della presunta vittima, avevano imboccato via Castelleone con direzione Crema, quando, all’altezza di Grumello, Arben, che era alla guida, aveva svoltato per una strada non asfaltata verso un campo di mais. Lì, sempre secondo l’accusa, i tre erano scesi e Beskin, il fratello di Arben, aveva afferrato l’albanese per la maglia chiedendogli come mai avesse il numero di telefono di sua moglie. Arben, nel frattempo, aveva preso dal bagagliaio un bastone e l’aveva iniziato a colpire sulle gambe mentre il fratello lo teneva fermo.

L’uomo aveva ricevuto calci e pugni anche alla testa, alla schiena e alle spalle, fino a che, intontito dalle botte, era caduto a terra perdendo conoscenza. Secondo il racconto dell’aggredito, i due fratelli ne avevano approfittato, rubandogli il portafoglio contenente 730 euro, la tessera bancomat, il permesso di soggiorno elettronico, il codice fiscale, il telefono cellulare, l’orologio e una catenina d’oro.

Ai poliziotti, l’albanese aveva riferito di essere stato pestato probabilmente perchè dieci giorni prima un suo conoscente aveva inviato alcuni messaggi sul telefono della moglie di Beskin, e quest’ultimo, evidentemente, lo aveva ritenuto colpevole di aver passato al conoscente il numero della donna. La vittima aveva però precisato di non aver mai avuto il numero di telefono della moglie dell’imputato, e neanche di averla mai vista.

Oggi in aula è stata sentita la testimonianza del sostituto commissario della squadra mobile Luca Mori. Le indagini si sono basate sulla testimonianza della vittima, che ha descritto l’auto e i suoi aggressori, sui tabulati telefonici e sulle verifiche del transito della vettura nella zona indicata in sede di denuncia.

I prossimi testimoni saranno ascoltati nell’udienza del 15 febbraio. La difesa è affidata agli avvocati Fabio Farina e Massimiliano Capra.

Sara Pizzorni

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