Cronaca

Progetto Memoria piange la
scomparsa di Antonio Marenzi

Antonio Marenzi (al centro) in un incontro con gli studenti cremonesi nel salone di Quadri nel 2013

La rete delle Scuole Superiori aderenti al progetto “Essere cittadini europei. Percorsi per una Memoria europea attiva” si unisce al cordoglio per la scomparsa di Antonio Marenzi, sopravvissuto alla sua durissima prigionia in un campo di punizione nazista, che sarà equiparato ad un campo di sterminio per le atrocità a cui furono sottoposti i prigionieri.

“Grazie alla sua ferma volontà di giustizia – ricorda Ilde Bottoli, referente della rete –  dopo lunghi anni di battaglie legali ottenne il riconoscimento di “schiavo di Hitler”, annunciandolo con orgoglio a Palazzo Cittanova, davanti ad una affollata platea  di studenti, al termine di un incontro per commemorare la Giornata della Memoria nei primi anni del nuovo secolo.

In molte altre occasioni Antonio Marenzi portò la sua testimonianza ai ragazzi, anche ai piccoli. Era il loro “nonno”, al quale un ragazzino chiese, con grande candore, se avesse conosciuto Hitler. Egli stesso raccontava con gli occhi dell’adolescente di allora, ancora colmi di orrore e meraviglia, i supplizi terribili e disumani a cui fu sottoposto, insieme a molti altri prigionieri nel campo-prigione gestito direttamente dalla Gestapo, dove fu punito per aver sabotato la produzione dello zucchero destinato ai tedeschi.

Il suo racconto del terribile bombardamento a cui fu sottoposto il campo, al quale fortunosamente sopravvisse, il suo ricordo del pezzo di pane che una mano sconosciuta aveva deposto vicino a lui mentre aspettava un treno, il racconto del ritorno a piedi in Italia, con altri compagni di sventura. A piedi perché essendo nella parte tedesca liberata dai sovietici, non c’erano mezzi di trasporto per i prigionieri, attraversò l’Europa in macerie, alla continua ricerca di cibo per poter arrivare a casa.

“Ci mancheranno – conclude Ilde Bottoli –  la sua dolcezza, l’eleganza e l’efficacia delle sue parole, ma resterà l’esempio della sua dignità e il racconto della sua storia nel libro Lo schiavo di Hitler di Lucilla Granata”.

 

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