L'editoriale

Agricoltura fragile tra eventi
climatici estremi e filiere divise

Il territorio cremonese è stato toccato solo in parte dalla pesantissima ondata di maltempo che ha travolto il nord Italia e la Lombardia in particolare. Nella nostra provincia, danni significativi sono stati riscontrati soprattutto in alcuni comuni del Casalasco e in parte del Cremasco. Tuttavia, quanto accaduto in questi giorni, come sottolineato dai rappresentanti delle istituzioni e dalle associazioni degli agricoltori, evidenzia ancora una volta come gli effetti dei cambiamenti climatici globali siano sempre più vicini a noi. Un discorso che impatta pesantemente sul settore agricolo, che non vive una situazione facile in questa estate 2021.

L’acqua nei campi non manca, è vero, e questa è certamente una buona notizia. Si sta infatti avvicinando il tempo della raccolta e le colture non risentono di particolari stress idrici, soprattutto grazie alle abbondanti nevicate invernali che hanno permesso di creare scorte utili in questa fase. Le piogge torrenziali degli ultimi giorni, nel nord della regione, hanno ulteriormente migliorato la situazione a valle.

Eppure, guardando oltre la singola annata agraria, scopriamo un’agricoltura sempre più fragile. Al radicale cambiamento del clima non hanno fatto seguito, finora, un ricorso più marcato alle assicurazioni agricole da parte delle imprese ed un aggiornamento della normativa per far fronte alle emergenze in modo tempestivo, certo e finanziariamente adeguato. Alcune scelte non sono più rinviabili, perché gli eventi estremi non rappresentano una rarità.

Inoltre, nonostante i ripetuti appelli e gli inviti delle istituzioni, le filiere agroalimentari italiane sono ancora molto divise al proprio interno, incrementando così la debolezza del settore a scapito, come spesso avviene, dall’anello più debole della catena. Un esempio su tutti è dato dalla suinicoltura: la Commissione unica nazionale (Cun), che ha l’obiettivo di concordare e definire i prezzi della materia prima, è ferma da settimane a causa del ritiro dei rappresentanti dei macellatori. L’assenza di un’autentica interprofessionalità all’interno di questo settore impedisce al comparto di svilupparsi valorizzando l’eccellenza delle produzioni territoriali.

Nonostante i mutamenti legati alla globalizzazione ed al cambiamento dei gusti e delle abitudini dei consumatori, l’agricoltura nazionale, di cui Cremona è una protagonista indiscussa, può avere ancora un ruolo centrale all’interno del sistema economico italiano e può ancora attirare le giovani generazioni. Ma per volare deve superare alcune criticità divenute croniche nel corso degli anni, a partire proprio dalle divisioni che attraversano il settore non solo in verticale (a livello di filiera) ma anche in orizzontale (tra imprenditori agricoli ed associazioni di categoria): una situazione purtroppo ben nota in questa provincia.

Guido Lombardi

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