Cronaca

Un bosco sulla sommità del
Torrione: emergenza degrado

Fotoservizio Francesco Sessa

Una sorta di “bosco verticale”, ma ben lontano dallo splendido complesso del Centro direzionale di Milano: il Torrione di via Ghinaglia, ultimo baluardo del fu castello di Santa Croce, appare sormontato da una vera e propria selva di arbusti ed erbacce, alti ormai quasi come piccole piante, che hanno preso il sopravvento, insinuandosi anche nelle crepe, e che in alcuni punti scendono fino a terra, con il rischio di danni al complesso.

La situazione di degrado di questo angolo di storia cremonese, del resto, non è nuova: da anni, periodicamente, si rende necessario intervenire per ripulire la zona, che spesso resta abbandonata a se stessa. Stavolta però la condizione della struttura supera le peggiori previsioni. D’altro canto le erbacce non sono l’unico problema: approfittando dello stato di abbandono dell’edificio, molti lo utilizzano come discarica a cielo aperto, gettando ogni tipo di sporcizia nel fossato che circonda la costruzione.

Il castello di Santa Croce era ritenuto, per importanza, il secondo castello italiano dopo quello sforzesco. Ciò che ne rimane oggi in via Ghinaglia, tuttavia, è una ricostruzione, fatta nel 1520, ai tempi della dominazione francese. La sua storia si sviluppa nell’arco di circa quattro secoli, tra il 1370, quando ne venne iniziata la costruzione sull’area dove precedentemente esisteva la chiesa di Santa Croce da cui prese il nome, fino al 1789, quando Francesco II d’Austria ne decretò l’abbattimento dopo che si erano manifestati pesanti sintomi di cedimento.

Isolato dalla cinta muraria della città, il castello costituiva una fortezza indipendente, affacciata sul greto del fiume Po che allora scorreva poco lontano dalla città nei pressi dell’attuale via Massarotti.

Laura Bosio

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