Cronaca

Per i 4 vigili "sceriffi" la procura
ha chiesto il rinvio a giudizio

Lo scorso febbraio il gip Pierpaolo Beluzzi aveva applicato la misura interdittiva della sospensione dal servizio al vigile urbano Angelo Sorvillo, 33 anni, napoletano, sospeso per sei mesi dopo essere finito sotto indagine per falso ideologico e abuso d’ufficio. Ora nei confronti di Sorvillo e di altri tre colleghi, i vigili Paolo Villa, 48 anni, di Cremona, Giacomo Matteo Trimarchi, 35 anni, lodigiano, e il romagnolo Marco Matteucci, 33 anni, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza è fissata per il prossimo 28 luglio. I fatti si sono svolti tra l’ottobre e il novembre dello scorso anno.

Il consulente legale Alessandro De Nittis

Fuori servizio, Sorvillo aveva filmato con il telefonino le auto in sosta vietata davanti ad una scuola materna, compilando i verbali per le sanzioni solo successivamente, una volta rientrato al lavoro. Così facendo, l’agente, che sul cruscotto dei mezzi non lasciava la multa, non dava l’opportunità, come invece vuole il regolamento, di contestare subito il verbale. E questo nonostante i possessori dei mezzi, tutti genitori che erano andati a prendere i loro figli a scuola, fossero presenti al momento delle riprese con il telefonino. Sorvillo, una volta rientrato in servizio, compilava la sanzione con la data del giorno in cui aveva effettuato il video e inviava i verbali per posta, lasciando a bocca aperta i possessori dei mezzi multati, costretti a dover pagare le spese di notifica. Sette coloro che si costituiranno parte civile. Tra loro c’è anche Raffaele Marongiu, ex comandante dei carabinieri del Nas di Cremona.

La contestazione di abuso d’ufficio riguarda anche un’altra storia nella quale sono coinvolti anche Villa e Trimarchi: secondo le indagini, il 13 ottobre del 2020, su richiesta di Villa, gli agenti Sorvillo e Trimarchi avrebbero effettuato a titolo personale un accesso abusivo su accertamenti inerenti la residenza del vicino di casa di Villa per agevolare il collega in dispute di vicinato. Una volta all’interno dell’abitazione, Sorvillo aveva gettato a terra i documenti di identità richiesti al vicino che, insospettito dal quel comportamento insolito, aveva filmato l’accaduto. L’agente, inoltre, aveva portato via un mattarello da cucina, omettendo di verbalizzare sia il sequestro che l’attività svolta. Prima di andarsene, aveva anche fatto la multa per divieto di sosta a carico del vicino nonostante la sua auto fosse regolarmente parcheggiata.

Nel terzo episodio, che riguarda un presunto arresto illegale, protagonisti sono Sorvillo e Matteucci. Gli agenti erano intervenuti per una donna in stato di ebbrezza che dopo un litigio con il compagno aveva gettato fuori dall’abitazione alcuni attrezzi ed effetti personali dell’uomo. Alla richiesta di fornire le proprie generalità, aveva dato in escandescenze ed era quindi stata ammanettata e condotta al comando. Secondo l’accusa, però,  il suo comportamento non avrebbe giustificato l’uso delle manette. Mercoledì la donna si costituirà parte civile attraverso l’avvocato Marco Fantini e il consulente legale Alessandro De Nittis.

“Secondo la ricostruzione resa dalla pubblica accusa”, hanno commentato i due legali, “la nostra cliente ha subito un abuso di ufficio posto in essere da due giovani agenti in forza alla polizia locale di Cremona, sfociato poi in un arresto illegale. Nei fatti la donna è stata ingiustamente ammanettata e condotta presso il comando. La nostra assistita è ancora gravemente turbata e scossa per i fatti avvenuti lo scorso 27 ottobre.
Considerato che i fatti contestati sono stati commessi dagli imputati nello svolgimento delle proprie mansioni lavorative, quali agenti in servizio presso il Comune di Cremona, stiamo valutando di richiedere al gup l’autorizzazione alla citazione del Comune di Cremona, in persona del sindaco, quale responsabile civile, per il ristoro dei danni patiti”.

Nel procedimento, Sorvillo è assistito dall’avvocato Michele Cinquepalmi, Villa dal legale Massimiliano Cortellazzi, Trimarchi dall’avvocato Mauro Salvalaglio e Matteucci dall’avvocato Marcello Lattari.

Sara Pizzorni

 

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