Cronaca

Morte di Arianna Zardi, dopo
20 anni chiesta l'archiviazione

Arianna Zardi non ha avuto giustizia. E non l’ha avuta papà Angelo che sino a quando ha avuto forza e vita (è morto nel 2009) l’ha chiesta con tutto se stesso. Perché Arianna era la sua figlia più grande. Quella sulla quale poteva contare sempre, quella a cui voleva infinitamente bene. Così come agli altri due figli. Anche se Arianna era davvero una persona speciale ai suoi occhi. Ieri, con la richiesta di archiviazione, si è chiuso – senza risposte – uno dei più grandi misteri del Casalasco degli ultimi 20 anni. Un mistero destinato a restare tale. Il prossimo 30 settembre saranno passati 20 anni dalla morte di Arianna Zardi. Una morte senza risposte. Continua a chiederle la sorella Sara Zardi, continua a cercare una verità che nessuno, probabilmente, le restituirà mai più. “Dopo 20 anni – ci racconta – non sono ancora riuscita a sapere come è morta, e chi è stato. Ma io non mi arrendo. Sono stata in Procura un mese fa per chiedere almeno il referto della riesumazione di cinque anni fa. E tornerò in Procura in questi giorni. La mia impressione? E’ che non sappiano cosa dire”. Un’impressione purtroppo surrogata dai fatti.

ARIANNA ZARDI – Il 30 settembre del 2001 la allora 25enne Arianna era attesa a cena. Una cena dal papà Angelo, insieme con la sorella Sara e il fratello a Casalbellotto. A quella cena Arianna non arrivò mai. Tutti i tentativi fatti per contattarla andarono a vuoto. Scattarono subito le ricerche. Il corpo, ormai senza vita della ragazza fu ritrovato il 2 ottobre in golena a Torricella del Pizzo, seminascosto tra rovi e sterpaglie sotto un basso manufatto in cemento. La borsa fu ritrovata poco distante. Sul corpo Arianna i segni di quello che sembrò subito l’epilogo di un atto violento. C’erano tracce di sangue sulle pareti del manufatto. Le indagini si concentrarono sulle conoscenze di Arianna, ma nessuna di quelle indagini andò mai a buon fine, tutte le piste si arenarono col tempo. L’ultimo sospettato dell’omicidio, un ragazzo di Torricella, uscì di scena molti anni fa. Cinque anni fa poi la decisione della Procura di riesumare la salma e di procedere con altre perizie. La morte di Arianna Zardi resta uno dei più grandi misteri della cronaca locale.

LA PROCURALa procura di Cremona ha chiesto ufficialmente l’archiviazione del caso di Arianna Zardi, la 25enne di Casalbellotto trovata senza vita nell’ottobre del 2001, sotto quel manufatto in cemento di Torricella del Pizzo. Omicidio, incidente, suicidio? Nel gennaio del 2016 il corpo della ragazza, studentessa di Teologia, era stato riesumato per essere esaminato. “Non abbiamo mai ricevuto notizie riguardo gli esiti della consulenza disposta dall’allora procuratore Roberto di Martino”, ha sempre detto il legale della famiglia, Giovanni Bertoletti. Non aveva prodotto i risultati sperati nemmeno la prova del Luminol, il composto chimico impiegato dalla polizia scientifica per rilevare il sangue. Il test era stato effettuato nell’ottobre del 2016 sul luogo del ritrovamento del corpo che era stato trasformato dagli esperti del Ris in una grande camera oscura per trovare elementi utili all’indagine. Nemmeno gli esami del dna sul giro di amicizie della vittima avevano fatto luce sul mistero che ha circondato la morte della giovane. L’ex procuratore di Martino aveva scartato l’ipotesi del suicidio. Il manufatto, infatti, era troppo basso per una persona con intenti suicidi. Sul muretto erano state trovate delle tracce. Tracce che però, dopo tanti anni, non era stato possibile recuperare. Nell’ultimo sopralluogo, infatti, erano stati trovati fango e muffa formatisi in seguito all’azione dell’acqua. E poi la dinamica di quanto accaduto: due le ipotesi. La prima era che Arianna potesse essere stata investita da un motorino oppure potesse essere stata colpita da un calcio. Sui suoi pantaloni erano state trovate tracce di pneumatici o di scarpe. Nella seconda, si era ipotizzato che la ragazza potesse essere stata trascinata sotto il ponte. Il suo corpo era stato trovato sotto il manufatto, ma a diversi metri da dove sarebbe caduto. Arianna era in posizione supina, un particolare che rende difficile pensare che possa essersi trascinata da sola. Tutte ipotesi destinate a rimanere tali. (Sara Pizzorni)

LA VERITA’ – Ogni anni, e sino al sopraggiungere della morte, avvenuta nel 2009, papà Angelo chiamava la stampa e raccontava che voleva sapere di Arianna. E così faceva ogni volta che scorgeva qualcuno che della figlia potesse scrivere, o parlare. Cercava la verità con tutto se stesso, una sorta di pensiero che non lo abbandonava mai. Sul letto di morte Angelo fu assistito da Sara: le ultime parole che il padre ha sentito prima di morire sono state quelle, pronunciate da Sara, che la Procura avrebbe continuato ad indagare per omicidio. Una delle sue più grandi paure era quella che, viste le difficoltà, le indagini si sarebbero chiuse senza un colpevole o – quello che per lui era ancora peggio – con un’ipotesi di suicidio. Morì senza conoscere la verità: da quel giorno il testimone è passato a Sara. Stessa forza del padre, stesso sangue, stessa determinazione. E la volontà di non arrendersi: “Io devo sapere. Devo conoscere la verità su mia sorella. La Procura mi deve delle risposte. A 20 anni di distanza non so neppure come è morta Arianna. Non so neppure l’esito della riesumazione di 5 anni fa. E’ tutto assurdo. Chiedo giustizia per mia sorella. E se sarà necessario chiederò di andare ancora su tutti i giornali ed in TV. Per me il dolore è sempre tanto: ogni volta che vedo una sua foto, o magari mi capita di leggere un articolo che la riguarda, mi sembra di rivivere lo stesso dolore di allora. Voglio la verità sulla morte di Arianna, la verità”. Non si arrende Sara, nonostante tutto. Nonostante vent’anni di domande alle quali nessuno ha dato mai risposta e alle quali nessuno probabilmente ne potrà mai dare.

Nazzareno Condina & Sara Pizzorni

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