Ambiente

Gessi da defecazione, M5S:
tracciabilità diventi norma nazionale

Intervista a Pietro Gorlani di Giovanni Palisto

Fanghi e veleni. Dopo l’inchiesta della magistratura sulla Wte di Brescia per lo spargimento di fanghi e veleni, il giornalista del Corriere della Sera Pietro Gorlani ripercorre 10 anni di  cronache relative alle proteste contro la Wte più di 10 anni fa.

Sull’argomento interviene oggi il deputato M5S Alberto Zolezzi. “Dopo quanto è emerso dall’inchiesta sui fanghi tossici, rimandare non è più possibile. La Regione Lombardia deve tracciare i gessi così come la tracciabilità dei gessi deve entrare nella normativa nazionale: ho proposto un emendamento in tal senso a Dl sostegni bis e semplificazioni”.

“Mi auguro che la Lega non si opponga e nel caso lo facesse, ricordo che una Regione può decidere autonomamente di imporre la tracciabilità dei gessi, in casi di estrema necessità e di urgenza ambientale e sanitaria, come in questo caso specifico. Nonostante la questione dei fanghi sia oggetto di problemi ambientali e sanitari già dal 2015.

“Oggi – durante i due incontri con i cittadini, in presenza, a Brescia – parleremo del testo di riforma del Decreto fanghi (dlgs 1992 99) portato in Conferenza stato regioni nel luglio 2018 dagli assessori di Regione Lombardia Rolfi e Cattaneo. Un testo che però non conteneva alcun accenno alla tracciabilità dei gessi.”

“Inoltre – prosegue Zolezzi – parleremo del testo dell’ex Ministro Sergio Costa, che introduceva la tracciabilità dei gessi nel dlgs 99 già nel giugno 2019. Incontrando purtroppo le resistenze da parte della Lega nelle vesti dell’ex Ministro all’agricoltura Centinaio, prima, e di Italia Viva poi, con la Bellanova fino al marzo 2020. In tutto questo tempo il Movimento 5 Stelle si è sempre battuto per tracciare i gessi.”

Secondo il deputato Regione Lombardia è tra le principali promotrici dell’import rifiuti (12 milioni t annue) e in particolare dei fanghi (600mila t) con autorizzazioni provinciali e regionali  a livello di pianificazione. “Tutto questo – conclude – porta addirittura al paradosso che bisogna incenerire i fanghi importati da altre regioni perché non c’è più spazio per lo spandimento controllato (1 t per ettaro di fanghi compostati all’anno con il miglior recupero di fosforo biodisponibile a differenza di quello delle ceneri di inceneritore che se ne va in falda per buona parte), quando la soluzione più saggia sarebbe chiuderli e bonificare.

Visto che oggi è anche la Giornata Mondiale dell’ambiente converrebbe riflettere su tutti questi aspetti. Perché di questo passo nel 2050 la Terra ci sarà ancora ma potremmo non esserci più noi” Conclude Zolezzi.

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...