Cronaca

Oratori pronti a ripartire:
il Grest scalda i motori

E’ già avviata la macchina organizzativa degli oratori, che anche quest’anno tornano a proporre il grest estivo, che a differenza del 2020, quando solo il 45% delle strutture era riuscita a organizzarsi, stavolta coinvolgerà la quasi totalità degli oratori. “Quest’anno le norme sono più semplici del passato, sebbene non si possa tornare a come era nel 2019” spiega don Paolo Arienti, presidente della Federazione Oratori Cremonesi.

Quindi permarranno tutte le normative, dal triage sanitario con tanto di tracciamento al lavoro per piccoli gruppi, ma in modo meno rigido. “Quest’anno, anche grazie al vaccino, c’è più serenità” continua don Paolo. “Del resto lo scorso anno ci ha insegnato a organizzare meglio gli spazi e a rivedere certi automatismi. Ma la cosa più bella è il desiderio condiviso di tornar a fare proposte educative”.

E la proposta del Grest, quest’anno, è stata riletta sotto due diversi aspetti. “La prima quella del possibile e praticabile, confrontandoci rispeto al fatto che la pandemia ci ha costretti a smontare e rimontare le nostre abitudini. La seconda è quella dell’urgenza educativa. Ci siamo confrontati sulla necedssità di tornare in presenza e di vivere con i ragazzi il tempo estivo. E’ un’occasione di continuità: gli oratori riaprono all’accoglienza e alla relazione educativa, dopo aver vissuto mesi altalenanti, con alti e bassi” continua don Paolo.

Il tema – il titolo è Urrah – che farà da filo conduttore sarà quello del gioco. “Qello che è lo strumentro dell’attività oratoriale stavolta è anche contenuto e spunto di riflessione.  E’ un recupero di socializzazione e l’occasione per ritornare su alcune cose che sembrano scontate sul piano pedagogico”.

Non mancano tuttavia le difficoltà, a partire dal reclutamento degli educatori: “Con la pandemia è diventato difficile recuperare gli adolescenti e i ragazzi delle medie. Quest’ultime hanno perso la dimensione sociale, mentre i primi si sono allontanati dalle solite prassi. I ragazzi sono appena usciti dalla dad e la ricucitura dei rapporti con loro è il lavoro da fare in questo tempo”.

Anche perché “il tirocinio animativo per noi è motivo di investimento rispetto all’essere solo destinatari di servizi. Diventando educatori i ragazzi imparano la cura e la prossimità”.

Anche se ogni oratorio avrà la propria personale offerta, non mancherà un “pacchetto” di proposte collettive, come “laboratori sportivi e teatrali, la visita alla città di Cremona in sicurezza, l’apporto dei consultori, che saranno presenti con alcuni operatori dove si voglia fare esprienza di rielaborazione del tempo e di dialogo con i ragazzi”. Esperienze nate nel primo anno di pandemia, e che si sono rivelate efficaci. “Abbiamo imparato a lavorare in rete, a essere più presenti e in contatto con le ammistrazioni. Il territorio si è dimostrato una bella fatica, ma è giusto non rimanere spettatori chiusi in una dinamica autoreferenziale”.

“La riapertura degli oratori dal nostro punto di vista è un po’ il freutto di una riflessione tenuta viva in questi mesi” conclude don Paolo. “Abbiamo cercato di non spegnere la tensione sul tema educativo, che fa parte del nostro know out e del nostro impegno. Una comuinitèà ecclesiale che non si pone il problema dell’educazione alla vita buona è una comunità che diventa sterile”.

Laura Bosio

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