Cronaca

Falso e truffa: l'avvocato Guizzardi
incassa una nuova assoluzione

Il 30 ottobre del 2019 l’avvocato Andrea Guizzardi, 45 anni, del foro di Cremona, finito a processo per falso e appropriazione indebita, era stato assolto da entrambi i reati. All’epoca era stato accusato di aver confezionato una sentenza falsa per intascarsi mille euro. Oggi l’avvocato con la passione per la scrittura, tanto da aver collezionato numerosi premi letterari, era di nuovo a processo, questa volta per falso e tentata truffa. E di nuovo ha incassato una sentenza di assoluzione. Stavolta avrebbe contraffatto un decreto ingiuntivo e un atto di pignoramento. Per l’imputato, difeso dall’avvocato Guido Maria Giarrusso, anche il pm onorario Silvia Manfredi aveva chiesto l’assoluzione.

I fatti che hanno portato al procedimento sono stati illustrati in aula da Maria Assunta Cè, di Soresina, cliente di Guizzardi e titolare della ditta individuale Cometa s.r.l. di Castelleone, che tra i suoi clienti aveva la Spazio Moda s.r.l. di San Bassano, alla quale nel 2016 era stato venduto uno stenditore. In aula, la Cè ha spiegato di aver emesso due fatture: una il 31 luglio del 2016 e l’altra il 30 settembre dello stesso anno per un totale di 6.000 euro. Ma il prodotto non è mai stato pagato.

“Vantando un credito”, ha raccontato la testimone, “mi sono rivolta all’avvocato Guizzardi. Lui mi ha detto che c’era da fare un decreto ingiuntivo. Gli ho pagato una prima parcella, dopodichè non l’ho più sentito. Ogni tanto lo chiamavo io per sapere se c’erano sviluppi. Un giorno mi ha detto che Spazio Moda non aveva ritirato la raccomandata del decreto ingiuntivo, e a quel punto, visto che era passato del tempo, gli ho chiesto di poter avere almeno una copia. Tramite mail mi ha mandato un pdf con due documenti: il decreto ingiuntivo e l’atto di pignoramento”.

Una volta ricevuti gli atti, la donna ha riferito di aver contattato il suo consulente Luca Avino e di avergli inoltrato i documenti che poi lui aveva trasmesso all’avvocato Ugo Marazzi, legale di Spazio Moda, affinchè la ditta procedesse all’adempimento del debito.

I due documenti, però, erano contraffatti: erano cioè privi della firma del giudice di pace, del timbro e del numero di registro. “L’avvocato Guizzardi era il mio legale”, ha detto la Cè, “sembrava una persona a modo, e io mi sono fidata”.

L’avvocato Giarrusso

“Non c’è la prova che la mail con allegato il pdf sia stata effettivamente inviata da Guizzardi alla Cè”, secondo il pm, mentre per l’avvocato di Maria Rosa Cavalli, legale rappresentante di Spazio Moda, parte civile nel procedimento, “c’è invece la certezza che quella mail sia stata inviata dall’imputato che in questo modo avrebbe ottenuto la riscossione del credito. Chi altri e perchè avrebbe potuto farlo?”.

In linea con il pm, l’avvocato difensore Guido Maria Giarrusso, che è andato oltre: il legale, citando una sentenza della Cassazione, ha affermato che “non integra il delitto di falsità materiale la condotta di colui che esibisca la falsa fotocopia di un documento, esistente o meno in originale, al fine di conseguire un qualche vantaggio. Per la sussistenza del reato è invece necessario che la copia si presenti o venga esibita con caratteristiche tali da voler sembrare un originale”. “In questo caso”, secondo la difesa, “era chiaramente riconoscibile che il documento era una mera copia fotostatica priva dei requisiti di forma e di sostanza capaci di farla sembrare un provvedimento originale”.

Sara Pizzorni

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