Cronaca

Hacker condannato a 4 anni e
6 mesi. Violati 630 siti internet

L’avvocato Carminati

E’ stato condannato a 4 anni e 6 mesi, Stefano Barca, 36 anni, di Crema, finito a processo per introduzione abusiva nei siti e danneggiamento a sistemi informatici. L’imputato, difeso dall’avvocato Ugo Carminati, è attualmente in carcere in quanto arrestato dalla polizia per essere evaso dagli arresti domiciliari dove si trovava per scontare un cumulo pene derivanti da sentenze definitive per reati informatici. All’inizio del mese di marzo era uscito dalla sua abitazione per recarsi a Crema e vendere ad un liutaio un violino rubato. E per questo motivo è finito nei guai per ricettazione.

In questo processo, Barca, che ha seguito l’ultima udienza collegato dal carcere di Opera, era accusato di essersi introdotto illegalmente nei codici di 630 siti. Per lui, il pm aveva chiesto una pena di 6 anni di reclusione.

L’indagine nei confronti dell’imputato era partita nel 2013, dalla perquisizione che la polizia postale aveva effettuato nella sua abitazione in seguito all’hackeraggio del sito del tribunale di Milano. Accusa, questa, poi caduta.

Da Milano, il fascicolo era stato spostato a Brescia per competenza territoriale. Nell’aprile del 2019 Barca era stato rinviato a giudizio in udienza preliminare, mentre il processo a suo carico è stato celebrato a Cremona. Sette le udienze trattate, esclusa quella di oggi, tra esami dei testimoni e rinvii a causa della sparizione del fascicolo, poi riapparso, e della scomparsa di 16 querele, tutte per reati di phishing. Solo oggi il pm ha depositato le denunce delle persone offese.

Sentito in aula il 27 gennaio del 2020, l’imputato, che di professione fa l’idraulico, aveva definito il suo livello di conoscenze informatiche “nella media”. Non è iscritto a facebook, nè a instagram, e ha un solo computer, che non ha più visto dal 25 giugno del 2013, da quando gli era stato sequestrato dalla polizia postale. Aveva negato di essere un hacker, che lui stesso aveva definito “un abile programmatore che non per forza fa del male”, ed aveva respinto le accuse, spiegando di essere entrato in una chat mondiale di informatica e di hackeraggio solo perchè interessato all’argomento. “Ero solo curioso”, aveva detto.

“Ognuno, in queste chat”, aveva spiegato Barca, “vuole dimostrare chi è il migliore: qualcuno ha anche violato il sito della Nasa e qualcun altro quello del governo turco. Io non ho fatto nulla. Purtroppo non ho cancellato le chat, ma ho salvato questi link per poter riuscire a vederli tutti. E’ come se un appassionato di falegnameria avesse salvato articoli sul tema. A me semplicemente piaceva vedere cosa veniva pubblicato sulle home page violate”.

“Il mio cliente ha solo chattato”, ha ribadito oggi l’avvocato Carminati nella sua arringa. “In queste chat, Barca parlava con altri soggetti di imprese informatiche. Non c’è prova che questi siti siano stati hackerati dal mio assistito”. “Tra l’altro”, ha sottolineato il difensore, “non si è mai capito se questi siti, molti dei quali non sono nemmeno siti internet, siano stati violati con un ingresso abusivo o se siano stati danneggiati. I due reati sono diversi”.

Di link salvati sul computer dell’imputato ne erano stati trovati 700. Sul pc c’erano anche elenchi di titolari di carte di credito, codici di carte di credito, password. Tra le accuse contestate all’imputato c’era anche quella di phishing, tecnica che mira a carpire informazioni personali e sensibili come dati anagrafici, password per i conti correnti online e codici di carte di credito, al fine di consumare illeciti bancari attraverso la rete, accedendo ai sistemi di home banking, ovvero a conti correnti e servizi online per disporre dei depositi attraverso operazioni e bonifici attuati in frode ai titolari.

Su internet”, ha però sottolineato il difensore, “ci sono migliaia di soggetti che vendono numeri di carte di credito. Basta andare su google. Contro il mio cliente, totale mancanza di prove”. Ora l’avvocato Carminati attende di leggere la motivazione della sentenza, ma ha già anticipato che ricorrerà in Appello.

Sara Pizzorni

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