Violino rubato: parla solo il "palo"
"Io, coinvolto mio malgrado"
Interrogatori di convalida in carcere, questa mattina, per i tre arrestati dagli agenti della squadra mobile per il furto del violino messo a segno il 16 febbraio scorso nello studio del commercialista Massimo Serventi.
Il furto era degenerato in rapina in quanto il professionista, che si era trovato faccia a faccia con i ladri, era stato spintonato.
A commettere materialmente il furto sarebbe stato Francesco Di Roma, 49 anni, nato nel pavese. L’uomo, difeso dall’avvocato Fabio Galli, era sottoposto all’affidamento in prova per altra causa, misura poi revocata con il ripristino della custodia cautelare. Oggi Di Roma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo legale, però, ha chiesto al giudice la revoca della misura cautelare in quanto, essendo già in carcere per espiare una pena per altra causa fino al 2022, non sussiste il pericolo di reiterazione del reato, nè quello di inquinamento delle prove.
Oltre a Di Roma, anche il presunto complice, Liridon Fejza, 21 anni, kosovaro, deve rispondere dell’accusa di rapina aggravata. Il kosovaro, incensurato, operaio con un lavoro a tempo indeterminato, avrebbe fatto da palo. Al giudice, Fejza, difeso dall’avvocato Luca Curatti, ha detto di essere stato coinvolto suo malgrado nel furto dello strumento. “Il mio cliente”, ha detto l’avvocato Curatti, “ha collaborato e ha raccontato la propria versione dei fatti”. Il 21enne ha spiegato di aver solo accompagnato Di Roma, ma che non sapeva nulla delle sue intenzioni. Quando ha capito cosa stava accadendo, si sarebbe smarcato dalle azioni del presunto complice, allontanandosi. Per il suo assistito, l’avvocato Curatti ha chiesto una misura alternativa al carcere. Durante la perquisizione a casa del 21enne, la polizia aveva trovato due sciabole illegalmente detenute, un fucile, anch’esso di provenienza furtiva, e una pistola a salve nella quale era stato oscurato il tappo rosso affinchè sembrasse una pistola vera. Il 21enne, dunque, è stato anche denunciato per ricettazione e detenzione abusiva di armi.
In arresto per ricettazione, invece, è finito Stefano Barca, 36 anni, cremonese, che insieme a Francesco Di Roma avrebbe tentato di ricettare lo strumento ad un liutaio cremasco. Barca, con precedenti penali per truffe informatiche e con in corso un procedimento penale per introduzione abusiva nei siti e danneggiamento a sistemi informatici, è difeso dall’avvocato Ugo Carminati. Il 6 marzo scorso, per andare dal liutaio e ricettare il violino, aveva violato la misura degli arresti domiciliari in quanto doveva scontare un cumulo pene derivanti da sentenze definitive. Quello stesso giorno era stato arrestato per evasione. Oggi anche lui, come Di Roma, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Anche l’avvocato Carminati, come il collega Galli, ha chiesto la revoca della misura del carcere. “Il mio cliente è già detenuto”, ha spiegato il legale. “In merito ho depositato il cumulo pene che deve scontare. Non ha senso un’altra misura in carcere. Non è possibile che reiteri il reato o inquini le prove”.
Per tutti, il giudice si è riservato di decidere.
Sara Pizzorni