Alceo Dossena e i suoi falsi
d'autore in mostra a Rovereto
Il Mart dedica una rassegna allo scultore nato a Cremona nel 1878, figura tra le più intriganti dell'arte italiana, le cui sculture che imitavano gli artisti più noti del Medioevo e Rinasimento figurarono a lungo come antichi originali nelle collezioni private di mezzo mondo.
Una mostra in programma al Mart di Rovereto per settembre dà lustro ad Alceo Dossena, artista cremonese noto per i ‘falsi d’autore’ che a inizio Novecento lo resero famoso anche oltreoceano. La Giunta Comunale ha autorizzato il prestito di quattro opere custodite al museo civico cittadino che, previo parere positivo della Soprintendenza, saranno inviate alla rassegna trentina curata da Vittorio Sgarbi, Dario Del Bufalo e Marco Horak.
Le opere in prestito sono tre marmi rappresentanti un san Giovannino, una sant’Agnese, una santa Caterina, queste ultime due di una certa imponenza (1,84 di altezza), oltre a un tondo in terracotta raffigurante una Madonna con Bambino, donato al Comune qualche anno fa dagli Amici del Museo.
Alceo Dossena, nato a Cremona nel 1878, è stato una delle figure più affascinanti ed enigmatiche del mondo dell’arte, creatore di autentici capolavori di volta in volta attribuiti ai maestri dell’arte italiana del passato, come Giovanni e Nino Pisano, Simone Martini, il Vecchietta, l’Amadeo, Donatello, Mino da Fiesole, Andrea del Verrocchio. Sculture che non erano solo copie di esemplari noti, ma modelli originali creati ex novo, realizzati secondo i dettami stilistici e le tecniche esecutive dell’antichità classica, del Due-Trecento o del Rinascimento.
L’alto livello qualitativo delle sue opere ne favorì una grande diffusione all’estero, da parte di falsari senza scrupoli che le vendettero come veri esemplari antichi. Molte sue sculture finirono così esposte nei principali musei degli Stati Uniti e di Gran Bretagna. Come riporta un articolo pubblicato da Finestre sull’Arte, nel 1928 scoppiò uno scandalo internazionale, quando venne alla luce che il gruppo scultoreo raffigurante una spettacolare Annunciazione attribuita a Simone Martini, acquistato da Helen, figlia del magnate dell’acciaio Henry Clay Frick di Pittsburgh, era in realtà opera di Dossena. A garantire la bontà dell’attribuzione era stato il collezionista e storico dell’arte Frederick Mason Perkins, assieme al quale Helen Frick, in compagnia dello stesso Volpi e dell’amica Gertrude Hill, aveva visionato le due statue in una villa poco fuori Firenze.
Da quel momento vennero allo scoperto numerose statue spacciate per originali del Medioevo e del Rinascimento spedite in grande abbondanza negli Stati Uniti, con il coinvolgimento di numerosi studiosi di primissimo ordine. La finta Annunciazione di Helen Frick rimase dunque molto poco nella sua abitazione: già nel febbraio del 1933 le due statue furono regalate all’Università di Pittsburgh, che ancora le possiede.
Dallo scandalo derivò un processo a carico di Dossena. Fu difeso da Farinacci in persona, che riuscì a dimostrare come le sue opere fossero dotate di una propria originalità e realizzate con una tecnica personale.
Dunque, un personaggio del quale molto si può raccontare, questo scultore che a 12 anni, studente dell’Apc, fece trovare una falsa statua romana agli archeologi durante gli scavi della rete fognaria. Non sarà Cremona, ma Rovereto a rendergli omaggio, con la mostra dal titolo provvisorio “Alceo Dossena, l’arte di un autentico falsario”), prevista dal 24 settembre a 13 febbraio. gb