Cronaca

Diventa un pentito il boss della
cosca che comandava a Cremona

Ha iniziato a collaborare con la giustizia, il boss Nicolino Grande Aracri, a capo di una delle cosche di ‘ndrangheta più potenti con base a Cutro, nel crotonese, ma con ramificazioni in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Condannato a vari ergastoli, la sua figura è stata al centro del processo Aemilia celebrato in Emilia Romagna. Dunque un personaggio di grande rilievo anche nel vertice delle ‘ndrine delle nostre zone. Il boss aveva sotto controllo il piacentino, il parmense e il cremonese attraverso suoi uomini di fiducia.

Era stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Cremona per il duplice omicidio avvenuto nel 1992 a Cremona alle Colonie Padane, quando furono assassinati il 29enne muratore calabrese Dramore Ruggiero, e il 39enne cutrese Antonio Muto. In quello stesso agguato di mafia restarono feriti i fratelli Rosario e Michele Diletto. Nel 2005, però, la Corte d’Assise d’Appello a Brescia aveva ribaltato la sentenza di primo grado, assolvendo Grande Aracri e Francesco Lamanna, suo ‘luogotenente’ a Cremona, anch’egli condannato all’ergastolo. Un terzo imputato, Francesco Salerno, condannato in primo grado a trent’anni, era stato assolto. La responsabilità, invece, era stata attribuita ad Aldo Carvelli e Vincenzo Scandale, considerati gli autori materiali del delitto. Sia Grande Aracri che Lamanna, però, erano rimasti in carcere per scontare altre condanne sempre legate a reati di stampo mafioso.

Di omicidi ed ergastoli, infatti, Nicolino Grande Aracri, detto “Mano di gomma”, ne ha accumulati diversi. E’ accusato di aver esportato la ‘ndrangheta al Nord Italia, come si è visto nel maxiprocesso “Aemilia”. Ai pm, Grande Aracri avrebbe già reso le prime dichiarazioni. Quando ha chiesto di incontrare i magistrati guidati da Nicola Gratteri, il boss era detenuto nel carcere milanese di Opera.

Sara Pizzorni

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