Cremona Solidale, in corso test a
tappeto per monitorare nuovi contagi
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Si sta procedendo con test a tappeto, a Cremona Solidale, per verificare quanto sia esteso il contagio da Covid 19 emerso alcuni giorni fa nella palazzina Azzolini. 15 le persone risultate infette in un primo momento, asintomatiche o paucisintomatiche, ma per quattro di loro la struttura aveva disposto il ricovero precauzionale in ospedale.
Oggi, a qualche giorno di distanza, i casi di positività sarebbero molti di più, anche se mancano risposte ufficiali da parte di Ats. I tamponi stanno procedendo senza sosta e stamattina era previsto lo screening su tutto il personale e gli ospiti di una delle altre palazzine di rsa, la Somenzi. Come noto, tutti gli ospiti sono stati vaccinati con la prima e seconda dose tra gennaio e febbraio, ciononostante il virus si è ripresentato senza causare casi gravi come lo scorso anno, proprio grazie alla copertura vaccinale.
I primi campioni sequenziati presso l’ospedale Sacco avevano fatto emergere la presenza della variante inglese; per altri campioni si è ancora in attesa di conoscere il laboratorio che effettuerà il sequenziamento. La variante inglese, con il suo alto valore di trasmissibilità, viene ritenuta una delle cause della diffusione del virus, che ad oggi interesserebbe un numero molto più alto di ospiti di Cremona Solidale.
La testimonianza di Francesca, nipote di una delle anziane ricoverate nell’Azzolini che erano risultate contagiate è emblematica: “Mia nonna di 90 anni pur essendo vaccinata non aveva sviluppato anticorpi. Una condizione non del tutto atipica in quanto negli anziani il sistema immunitario è meno efficiente. Fatto sta che è risultata sintomatica e dopo una notte di febbre e di bassa saturazione di ossigeno è stata portata in pronto soccorso dove l’hanno trattenuta per un giorno. Eseguiti gli ulteriori accertamenti, è stata subito dimessa”.
E con l’avvicinarsi della Pasqua, si acuisce la sofferenza psicologica per gli anziani che non possono ricevere i famigliari, e per i quali la vetrata approntata già a Natale per consentire almeno un contatto visivo, si è rivelata non molto efficace. “I nostri anziani ricoverati sono quasi tutti sordi e cercare di comunicare attraverso un vetro è come essere in due acquari”, ci dice Francesca. Mi auguro che, come abbiamo richiesto da tempo, si possa arrivare presto ad altre soluzioni, come la stanza degli abbracci che altre strutture stanno già sperimentando”. gb