Cronaca

Scuole chiuse dall'infanzia a superiori, rabbia di genitori e docenti di 'Priorità alla scuola'

La manifestazione dello scorso 22 gennaio di 'Priorità alla scuola'

La chiusura delle scuole decretata da domani 3 marzo viene aspramente criticata dai genitori e personale scolastico aderenti a ‘Priorità alla scuola’, già protagonista di manifestazioni di piazza contro la DAD a oltranza negli scorsi mesi.

La decisione della  Commissione indicatori Covid-19 di Regione Lombardia di ieri pomeriggio riguarda tutti gli ordini di scuola, a partire dall’infanzia. Quasi tutte le scuole del capoluogo e di molti comuni della provincia hanno almeno una classe in isolamento una situazione  che di giorno di giorno si aggrava e che rende la didattica in presenza sempre più difficile da effettuare. Ma le questioni sottolineate in questo comunicato del Gruppo, portano alla ribalta i problemi di gestione che ora si porranno alle famiglie (almeno fino al 10 marzo) dei bimbi più piccoli che devono restare a casa.

“Non si vede l’ombra di un numero, di un’analisi chiara, precisa, attenta, puntuale fatta per fasce d’età.  Cosa che giustificherebbe o meno queste chiusure indiscriminate e ingiuste.
Dove troviamo – si chiedono genitori, docenti e personale in genere –  il piano di screening, tracciamento e contenimento invocato fin dallo scorso anno?”

“E’ passato un anno e siamo di nuovo allo stesso punto. La scuola non produce, la
scuola chiude. La scuola è sacrificabile, tanto che sarà mai. C’è la didattica a distanza. Alla scuola infanzia sinceramente dovremmo impegnarci molto per concepirla, alla primaria l’abbiamo già vissuta ed è stata un calvario cosi pure per medie e superiori.

Già, le superiori, quanti giorni di  presenza hanno fatto gli studenti da marzo 2020 a ora?
Ci piacerebbe capire perché dovrebbe esistere un colore “arancione rafforzato o….rinforzato che vieta a bambini e ragazzi di andare a scuola mentre altre attività possono rimanere aperte. Non tenendo nemmeno conto del fatto che se una famiglia si mantiene con un’attività commerciale non saprà dove lasciare i bambini.

Sarà costretta a chiudere e rinunciare alla fonte di sostentamento, o saranno ancora una volta le donne a dover rinunciare al lavoro per ‘accudire’ i figli? E le famiglie monoparentali? Quelle come faranno?
Siamo sicuri che chi siede al tavolo del comando sappia mettere sulla bilancia costi e benefici e poi trarne le conclusioni giuste? Per noi la risposta è no.
Si chiudono le scuole dopo due settimane di martellamento mediatico sulla loro pericolosità, sul loro essere la causa dell’aumento dei contagi.

Però la zona gialla faceva comodo a tutti, ci siamo dimenticati le mascherine, il distanziamento i comportamenti che prevengono la diffusione del virus dappertutto, tranne che a scuola; problema lì dove tutte le precauzioni, sebbene magari non
garantiscano al 100% la non diffusione del contagio, ne attutiscono il propagarsi. Si chiudono le scuole perché è più facile.
“Sinceramente siamo stremati, sfiniti delle soluzioni facili. Vogliamo un piano scritto nero su bianco, ma che sia coerente, sensato. È un anno che vaghiamo su una barca senza nessuno al timone.
Sinceramente, davvero non se ne può più.
La scuola e la salute sono diritti sanciti dalla costituzione, non ce la facciamo proprio a rinunciarvi”.

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