Stop agli allevamenti di visoni fino a fine anno. Tra i 6 ancora attivi c'è anche Capergnanica
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Il ministro della Salute Roberto Speranza ha rinnovato fino al 31 dicembre prossimo la sospensione dell’attività di allevamento dei visoni che era stata stabilita con una ordinanza nel novembre scorso e che sarebbe scaduta il 28 febbraio. La decisione è stata assunta come misura precauzionale al fine di evitare ulteriori rischi di diffusione del coronavirus tra i visoni allevati per la produzione di pellicce e, quindi, come misura anti-Covid19 a tutela della salute pubblica.
Sei gli allevamenti italiani ancora in attività, di cui 2 in Lombardia (Calvagese della Riviera, Brescia, e Capergnanica), 2 in Emilia Romagna (Galeata in provincia di Forli Cesena e Ravenna), 1 in Veneto (Villa del Conte, Padova), 1 in Abruzzo (Castel di Sangro, L’Aquila).
In questi allevamenti resteranno i soli riproduttori (indicativamente 7.000 visoni) che non potranno essere utilizzati per l’avvio del nuovo ciclo produttivo; è stata così bloccata, per la prima volta in Italia, la fase degli accoppiamenti prevista nel mese di marzo e che, tra aprile e maggio, avrebbe comportato la nascita di circa 35.000 cuccioli di visone poi destinati ad essere uccisi.
Dovranno anche essere implementate rigorose misure di biosicurezza e sorveglianza diagnostica al fine di evitare l’introduzione del coronavirus e la formazione di serbatoi.
Ad oggi, tra gli allevamenti italiani, risultano esserci stati almeno 2 focolai: il primo lo scorso anno nell’allevamento di Capralba e che ha comportato l’abbattimento di tutti gli oltre 26.000 visoni (riproduttori compresi), il secondo è stato rilevato a gennaio nell’allevamento di Villa del Conte (PD) e attualmente sotto sequestro per ulteriori accertamenti (nonostante siano già state rilevate positività negli animali sia a test virologici che sierologici). Un allevamento a Scorzè (Venezia) ha cessato l’attività a gennaio.