Ponchielli, l'intervista a Cigni: 'Spero riapertura a primavera Si riparte con la musica'
Musica, per raccontare la pandemia, le sofferenze provate, il dolore ma anche la voglia di ricominciare: questo in programma per la ripartenza del teatro Ponchielli, che presumibilmente dovrebbe verificarsi verso fine aprile, o comunque in primavera inoltrata.
A dirlo è il neo-nominato sovrintendente, Andrea Cigni, secondo cui “è necessario riaprire, perché il ministero ci chiede di rispettare deteminati parametri quantitativi, per poter avere i contributi statali, e quest’anno abbiamo già perso 4 mesi su 12 totali. Questo significa che dovremo concentrare tutto in otto mesi”.
La riapertura, sarà dedicata alla musica: “con essa vogliamo raccontare l’assenza del teatro per il pubblico, la nostra esperienza di cittadini che hanno vissuto una pandemia, il dolore, la sofferenza, ma anche il ritrovarsi con la voglia di andare avanti”.
Un’anticipazione di quello che sarà nella programmazione del Ponchielli, che una volta tornato a regime presenterà due stagioni: una da gennaio a maggio e una da settembre a dicembre: “Spazio a opera, musica, prosa e danza, ma anche progetti dedicati ai ragazzi e al pubblico più sensibile” spiega Cigni.
“Un terzo grande contenitore sarà il Monteverdi Festival, che si terrà nel mese di giugno e che avrà il compito di proiettare all’esterno l’identità di questo grande compositore, padre del melodramma”.
Parallelamente, un’altra figura fondamentale che però viene poco celebrata, troverà spazio nella nuova programmazione del teatro, ossia il celebre compositore che gli da il nome, Amilcare Ponchielli, che “fu maestro di Puccini e Mascagni e nell’ambito del melodramma inventò uno stile particolare, il verismo”.
Tra le opere del Ponchielli degne di nota, una su tutte è la Gioconda, monumentale e molto articolata: “Mi piacerebbe riuscire a metterla in scena, prima o poi”, rivela Cigni.
L’importante, sottolinea il sovrintendente, è poter ricominciare: una necessità che si è fatta ormai non più rinviabile. “Siamo chiusi da 366 giorni, se si esclude un breve periodo di apertura che siamo riusciti a fare l’anno scorso (poco più di un mese, ndr). E questo quando i contagi certificati nei teatri sono uno ogni 350mila spettatori.
Siamo organizzati, fin da inizio pandemia, con i più rigidi protocolli di contingentamento. Ora vorremmo che la politica ci ascoltasse e che ci fornisse indicazioni certe in merito alla riapertura, per poterci organizzare con tempi ben determinati”.
Intanto, un piccolo segnale arriva già da questa sera, con la partecipazione all’iniziativa ‘Facciamo luce sul teatro’: la facciata verrà illuminata e sarà possibile partecipare a tre visite guidate della struttur: un modo per far sentire il Ponchielli di nuovo vicino alla comunità.
Laura Bosio