Cremona 20/30, i progetti Dalle acque reflue il 50% del calore per il teleriscaldamento
Finora è stato il destino del termovalorizzatore a monopolizzare il dibattito sul futuro energetico cittadino, ‘Cremona 20/30’, il piano per la transizione energetica uscito dal tavolo di lavoro durato tre mesi tra Comune, Lgh-A2a, Aem e Padania Acque.
Poco si è parlato dei 15 progetti, alcuni dei quali già presenti nel piano finanziario di Lgh, che consentiranno di avviare la transizione ecologica nella produzione di energia di cui tanto si sta parlando a livello nazione ed europeo.
Per Cremona una sfida sarà ad esempio quella di continuare ad alimentare il teleriscaldamento senza più utilizzo di fonti fossili, partendo da una situazione attuale che vede l’80% del calore prodotto da fonti classiche. A fare il paio con questo obiettivo, c’è l’abbattimento di Co2 nell’arco del decennio abbassando le tonnellate annue immesse nell’atmosfera dalle circa 100mila attuali a 20mila.
Iniziamo qui ad illustrare i 15 progetti di ‘Cremona 20/30’ seguendo le schede diffuse nell’ultima Commissione Ambiente.
50% DEL TELERISCALDAMENTO ALIMENTATO DAL CALORE DEL DEPURATORE – Uno dei progetti che potrà prendere il via una volta fatti tutti i passaggi formali, con un investimento di 11 milioni di euro nell’area attigua al depuratore di Padania Acque, è il recupero di calore dalle acque reflue, calore derivante dalle attività di depurazione, che oggi si disperde nell’ambiente.
Una soluzione che permette di risparmiare circa 20.000 tonnellate di CO2 all’anno, coprendo il 50% del fabbisogno di calore del teleriscaldamento. In aggiunta, una parte dell’alimentazione del cogeneratore complementare potrà essere soddisfatta da bio-metano (prodotto di coltivazione alghe) riducendo ulteriormente le emissioni.
Dal punto di vista impiantistico, si tratterà di realizzare un impianto di cogenerazione abbinato a pompa di calore presso il depuratore di Cremona, per la produzione di 85 GWh/ anno di calore. Il dimensionamento della pompa di calore sarà di 15 MWth e il consumo elettrico di 5 MWe. Il sistema potrebbe quindi produrre 60 GWth/anno.
La pompa di calore sarà alimentata da un cogeneratore con rendimento al 40% elettrico e 50% termico. Il cogeneratore produrrebbe altri 25 GWth/anno.
IMPIANTO DI PRODUZIONE DI BIOMETANO E COLTIVAZIONE ALGHE – Sorgerà accanto all’impianto di biomasse legnose esistente, sempre nell’area attorno san Rocco, un investimento nell’ordine dei 15 milioni.
“Le tecnologie relative alla produzione di Biogas, data l’elevata presenza di biomassa sul territorio Cremonese, risultano particolarmente promettenti e rilevanti per lo sfruttamento delle sinergie locali”, viene spiegato nella scheda del terzo progetto. “Vi è inoltre la possibilità di combinare la tecnologia di Upgrading per la trasformazione del biogas prodotto in biometano, per la produzione locale di combustibile sintetico green.
“Le competenze locali in tale ambito suggeriscono inoltre la sperimentazione della coltura di alghe da utilizzare come parte della biomassa in ingresso all’impianto, sia per l’utilizzo della CO2 sia per l’estrazione aggiuntiva di molecole ad alto valore”.
L’’investimento è costituito da un impianto pilota di coltura delle alghe con fotobioreattori che costituiscono parte della biomassa in entrata nel digestore per la produzione di Biogas. L’impianto pilota ha lo scopo di raggiungere una maturità più elevata che permetta di sostituire progressivamente le altre biomasse in ingresso. Il biogas prodotto viene sottoposto ad un processo di Upgrading tramite processo di metanizzazione per la trasformazione di biogas in circa 10 milioni di
normal metro cubo all’anno di biometano green.
Giuliana Biagi